La ministra della Sanità Beatrice Lorenzin è impegnata in un tour attraverso tutta la penisola in sostegno del “Sì” e questo ovviamente è un suo pieno diritto. Il problema è che passa da un ospedale all’altro, da un’Asl all’altra e, davanti a medici e dirigenti in genere tanto ossequienti quanto sbalorditi, snocciola il suo rosario. Se passa il “Sì”: i malati oncologici potranno accedere facilmente alle terapie; i cittadini con il diabete avranno velocemente a disposizione tutte le cure; si ridurranno, se non addirittura scompariranno, le liste di attesa ecc. ecc. ecc.
Siamo abituati da tempo alle promesse elettorali dei politici, Berlusconi prima e Renzi dopo hanno fatto ampio uso di tale vergognoso strumento tipico della politica italiana, sta quindi nella normale patologia del nostro Paese che i ministri seguano anche in questo le linee guida del presidente del Consiglio di turno, tanto “passata la festa (le elezioni o il referendum) gabbato lo santo”. Ma a tutto dovrebbe esserci un limite, soprattutto quando in gioco c’è la salute di milioni di persone. Non si possono illudere costoro e le loro famiglie che con un “Sì” improvvisamente avranno un accesso immediato e totale a tutti farmaci e a tutte le terapie disponibili.
Non solo è falso – il referendum non ha nulla a che fare con la possibilità di curarsi bene e velocemente – ma è anche una profonda scorrettezza perché si illudono persone sofferenti, e quando inevitabilmente costoro sperimenteranno sulla loro pelle (in questo caso non metaforicamente) l’inganno, la delusione si accompagnerà a depressione e a disperazione. I medici che, come accade a me, incontrano quotidianamente negli ambulatori chi soffre di tumore, di diabete, di epatite C, chi non è più o non è mai stato autosufficiente, hanno il dovere morale e professionale di reagire alle affermazioni del ministro (come dovrebbero fare quei dirigenti sanitari che, anche loro malgrado, si trovano ad essere testimoni di tali affermazioni).
Può essere invece utile ricordare che da quando Beatrice Lorenzin è ministra della Sanità:
– abbiamo avuto per la prima volta in Italia il numero chiuso nell’accesso ai farmaci nel caso dell’Epatite C, il governo di fronte ai costi stratosferici imposti dall’azienda farmaceutica si è rifiutato di ricorrere alla possibilità offerta dagli accordi internazionali sulla proprietà intellettuale e di autorizzare la produzione di farmaci generici per tutelare la salute dei propri concittadini, preferendo invece un accordo secretato con la multinazionale e limitandosi a costruire un fondo che permette ad una piccola minoranza di persone affette da epatite C di curarsi;
– non vi è stato ancora l’aggiornamento della lista degli ausili per i disabili, ferma da anni, nonostante i progressi compiuti dalla scienza siano in grado di migliorare, in alcuni casi significativamente, l’autonomia della persona con handicap o comunque non pienamente autosufficiente;
– sono state depenalizzate parti significative della legge sulla sicurezza nel mondo del lavoro;
– non è stato realizzato alcun intervento verso quelle Asl nelle quali il diritto all’Interruzione Volontaria di Gravidanza non è tutelato a causa dell’altissima percentuale di medici obiettori, questo nonostante l’articolo 120 della Costituzione attualmente in vigore dia la possibilità al governo di intervenire quando sia in discussione “la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali”;
– è stato celebrato il “Fertility day”, sul quale per atto di carità non mi dilungo, tutti sanno cosa è accaduto, e come poi dal governo fioccarono i “non ne sapevo nulla”.
A questo punto la domanda è semplice: posto che comunque il referendum non incide sui temi qui in discussione, ma voi, a prescindere quindi dal quesito referendario, affidereste la vostra salute a tale ministro?
Rifletteteci bene.