L’Ukip deve restituire alla Ue 172mila euro. A chiederlo è il Parlamento europeo secondo cui il partito euroscettico avrebbe speso questi soldi per le elezioni generali nazionali e per il referendum sulla Brexit, cioè in attività nazionali che non possono essere finanziate con i fondi allocati dalla Ue. La decisione arriva dopo una riunione a porte chiuse fra il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, e i 14 vicepresidenti, sulle attività dell’Alleanza per la democrazia diretta in Europa (coalizione di partiti dominata dall’Ukip).
Il dossier preso in esame dal Parlamento europeo parla di 507.623 euro in fondi richiesti dal partito per attività non autorizzate per il finanziamento europeo; ad essi si sommano 33mila euro destinati alla fondazione del partito, anch’essi usati in modo inappropriato. Di questi fondi, 172.654,92 euro sono già sbloccati dall’Eurocamera, che dovranno essere restituiti. Il resto del denaro avrebbe dovuto essere trasferito alla fine di quest’anno e sarà quindi bloccato.
Oltre ai guai con l’Europa, Nigel Farage deve affrontare le tensioni crescenti nel suo partito. L’ultima tegola è arrivata lunedì con l’annuncio dell’abbandono della forza politica da parte di Diane James, l’eurodeputata che era succeduta addirittura a Farage alla leadership a inizio ottobre, salvo dimettersi dopo appena 18 giorni. James, riporta la Bbc, esce ora anche dal partito, pur annunciando l’intenzione di mantenere il seggio a Strasburgo come indipendente. “E’ giunto il tempo di guardare avanti”, ha tagliato corto, esprimendo sfiducia sulla possibilità di riformare l’Ukip e dargli nuova vita dopo la battaglia referendaria.
Farage ha commentato le dimissioni della James definendole frutto di “egoismo irrazionale”. Mentre all’interno del partito si è aperta una nuova corsa interna alla leadership per la quale questa volta sono in lizza Paul Nuttall, Suzanne Evans e John Rees-Evans. Resta il fatto che le diserzioni ‘eccellenti’ dall’Ukip si moltiplicano: fra le ultime pure quella d’un altro eurodeputato, Steven Woolfe, a sua volta ex candidato alla leadership, che ha strappato la tessera dopo aver rischiato la vita in un diverbio con un compagno di partito finito in rissa a Strasburgo.