L'ex ministro ha vinto a sorpresa il primo turno delle primarie. Voti che, però, sono più legati alla persona che al programma, ultraliberista. E in un'eventuale sfida contro la leader del Front National, a differenza di quanto potrebbe fare Juppé, per lui sarà complicato conquistare il bacino di voti degli elettori di sinistra
È l’ennesima prova dello scollamento fra i media parigini e i loro sondaggisti rispetto alla provincia di un Paese profondamente tradizionalista. François Fillon si è imposto domenica alle primarie francesi del centro-destra (alle quali hanno partecipato anche numerosi elettori di sinistra). E lo ha fatto sovvertendo qualsiasi previsione, con una quota schiacciante di voti (il 44,1% contro il 28,6% per il secondo arrivato, Alain Juppé). Come ci è riuscito? È stato un voto più all’uomo (rassicurante) che al programma (irrealizzabile, secondo molti osservatori). E allora, un eventuale Fillon, ormai molto probabile quale candidato alle prossime presidenziali francesi, come se la sbrigherebbe contro Marine Le Pen?
Un voto alla personalità – In tanti si erano dimenticati che, durante i cinque anni della presidenza di Nicolas Sarkozy (2007-2012), Fillon, che oggi ha 62 anni, discreto e misterioso, allora primo ministro, aveva sempre beneficiato di una forte popolarità nei sondaggi, spesso superiore a quella “pila elettrica” di Sarkò. Con il suo piglio sornione (riesce a dire come nessuno cose durissime in maniera serafica), Fillon, figlio di un notaio di provincia e, al di là delle apparenze, con un passato di studente liceale turbolento, si era imposto nei tre dibattiti televisivi che hanno preceduto queste primarie. E così l’elettorato di centro-destra lo ha preferito a Sarkozy (anche se poi, nella sostanza, dicono le stesse cose), perché più tranquillo, perché fa più serio e perché non è mai stato sfiorato dal minimo scandalo. Lo ha preferito anche a Juppé, la “destra floscia”, come lo chiamava Sarkò in campagna, che pure ha incassato il grosso delle preferenze degli elettori di sinistra che numerosi (il 15% del totale dei votanti) hanno partecipato a queste primarie proprio per sbarrare la strada a Nicolas.
Un programma irrealizzabile? – Perché se si vanno a leggere i progetti previsti dal candidato Fillon, ci si rende conto che le sta sparando davvero grosse. Nelle interviste non perde mai l’occasione per onorare, oltre al generale de Gaulle, l’altra personalità la cui ammirazione lo ha accompagnato per tutta la vita, Margaret Thatcher. Ebbene, il suo programma è fortemente liberista, molto più di quello di Juppé ma anche rispetto a quanto era previsto da Sarkozy. Per ridare efficienza alla macchina dell’amministrazione pubblica, Fillon vuole tagliare 500mila posti (sono 250mila per Juppé ed erano 300mila per Sarkozy). Dice che compenserà con l’aumento del tempo di lavoro, perché vuole eliminare una volta per tutte il regime delle 35 ore lavorative, caratteristico della Francia. Stiamo parlando di due “tabù” per tanti francesi: la funzione pubblica, appunto, e le 35 ore. Non solo: Fillon intende introdurre un contratto di lavoro unico e flessibile. Ma si è dimenticato che pochi mesi fa i sindacati hanno bloccato a più riprese il Paese per una riforma del mercato del lavoro dai riflessi davvero minimi? Fillon, cattolicissimo, il più democristiano dei neogollisti, intende anche ritornare sulla legge del “marriage pour tous”, non tanto sul matrimonio gay, ma sulla possibilità di adottare, offerta alle coppie omosessuali. Anche questa misura sarà dura da concretizzare.
La battaglia contro la Le Pen – Nonostante la zarina del Front National intervenga pochissimo negli ultimi tempi nel dibattito politico, la sua presenza in quello delle primarie del centro-destra è opprimente. A Parigi si dà per scontato che riesca alle prossime presidenziali a passare al secondo turno. Ebbene, vista la crisi della sinistra, è probabile che a quel ballottaggio si ritrovi davanti proprio il candidato del centro-destra. E tutti ora si chiedono: Fillon potrebbe sconfiggerla? I sondaggi attuali (per quello che possono valere) indicano che sì, Fillon e anche Juppé si imporrebbero con una percentuale di voti superiore al 60% (sarebbe stato più difficile per Sarkozy). Ma mancano ancora cinque mesi. Numerosi collaboratori della presidentessa del Front national hanno già iniziato ad attaccare Fillon come “ultraliberista”: una critica da sinistra, che potrebbe funzionare soprattutto fra i giovani. Non solo: a differenza di Juppé, che beneficia di un certo rispetto da parte degli elettori della gauche (che devono mobilitarsi, se si vuole fare sbarramento contro la Le Pen al secondo turno delle presidenziali), Fillon è lontano anni luce da quel bacino di votanti. Insomma, con lui la partita contro la Le Pen sarebbe completamente aperta.