“Quando guidavano le stelle. Viaggio sentimentale nel Mediterraneo” è l’opera dello storico e scrittore Alessandro Vanoli, al centro del primo incontro di “Mediterraneo al cinema”, il ciclo di lezioni di storia organizzato da Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo) nella cornice del Teatro Farnese a Roma, in collaborazione con la libreria Fahrenheit 451, la casa editrice Castelvecchi e il Fatto Quotidiano, in qualità di media partner. Il libro di Vanoli è un viaggio indietro nel tempo, per raccontare le diverse culture del Mare Nostrum, in quattro navigazioni: dall’Egeo dei tempi di Ulisse fino alle coste romane di Ostia, da Costantinopoli all’Andalusia, da Ragusa a Cipro e da Alessandria d’Egitto a Ravenna. Un viaggio in quello stesso mare che oggi è invece diventato una cornice di sangue, con le tragedie dei naufragi di migranti e rifugiati: “Oggi il Mediterraneo evoca morte, disperazione economica, sangue e migrazioni. Un viaggio sentimentale sarebbe ancora possibile? Sì, ma soltanto a patto di ricostruire e recuperare una storia comune. Siamo in un momento di profonde trasformazioni geopolitiche, l’impressione è che il Mediterraneo si stia spostando verso Est”, ha spiegato ai microfoni del fattoquotidiano.it Vanoli. “Delle primavere arabe è rimasto molto poco, ma dobbiamo, anzi siamo obbligati, a sperare”, ha rivendicato
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