Dopo gli ultimi fuochi d’artificio, il Sole è tornato in silenzio e sembra avviarsi decisamente verso la fase del suo ciclo periodico che corrisponde alla minima attività ma non sarà affatto un periodo noioso perché la nostra stella resterà comunque vivace, con conseguenze anche per la Terra
Un sorvegliato speciale e molto importante anche per la nostra sicurezza. Dopo gli ultimi fuochi d’artificio, il Sole è tornato in silenzio e sembra avviarsi decisamente verso la fase del suo ciclo periodico che corrisponde alla minima attività ma non sarà affatto un periodo noioso perché la nostra stella resterà comunque vivace, con conseguenze anche per la Terra. L’arrivo del minimo solare è previsto tra il 2019-2020 ma “al contrario di quello che ci si potrebbe aspettare, non coincide con un periodo di calma dal punto di vista del ‘meteo spaziale”. Ed è anche per questo che è allo studio una rete mondiale per il meteo spaziale per tenerlo d’occhio costantemente in modo da rendere più preciso e tempestivo l’allerta nel caso di tempeste geomagnetiche capaci di mettere fuori uso telecomunicazioni e reti elettriche come emerge dalla Conferenza europea sul meteo spaziale che si è tenuta in Belgio, a Ostenda.
“È emersa la necessità di un coordinamento mondiale delle osservazioni, dell’elaborazione dei modelli e della previsione del tempo meteorologico dello spazio (space weather) perché i fenomeni che lo caratterizzano hanno natura globale”, ha detto all’Ansa il presidente del comitato scientifico del congresso, Mauro Messerotti, dell’Osservatorio di Trieste dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e dell’università di Trieste. ”È quindi necessario uno sforzo congiunto – ha proseguito – per aumentare le conoscenze, migliorare l’affidabilità delle previsioni e gestire la mitigazione degli impatti su satelliti, reti elettriche, sistemi Gps e comunicazioni radio”.
Quello che manca, attualmente, è la possibilità di avere osservazioni complete del Sole, che “dovrebbero essere condotte con sistemi spaziali e terrestri in grado di garantire la disponibilità dei dati nel più breve tempo possibile”. Attualmente, ha spiegato “non esistono missioni dedicate esclusivamente al meteo spaziale; quelle che osservano il Sole o lo spazio intorno alla Terra lo fanno a scopi di ricerca e inviano i dati in modo non tempestivo”. Anche le missioni allo studio non sono progettate per il meteo spaziale, “tuttavia possono fornire dati importanti anche per questo scopo, come l’osservatorio solare Solar Orbiter, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa)”. C’è notevole interesse anche nell’utilizzo di flotte di piccoli satelliti (cubesat) in grado di dare tempestivamente l’allerta in caso di tempeste magnetiche in arrivo. Importanti, infine, anche i sistemi di previsione di fenomeni come le eruzioni solari, capaci di scagliare verso la Terra nubi di particelle. “Attualmente – ha detto Messerotti – i sistemi di previsione hanno un’attendibilità media di poco superiore al 60%. Futuri sviluppi consentiranno di aumentarla, ma ci vorranno ancora molti anni per arrivare a stimare con precisione intensità e durata delle tempeste geomagnetiche associate”.