La senatrice democratica componente dell'organismo disciplinare del partito: "Quell'intervento del governatore non è solo un danno d'immagine ma una vera vergogna. Di solito la nostra commissione è un organo di ultima istanza, ma è già successo che ci attivassimo da soli. E questa mi sembra una situazione che lo richiede"
“Quello che è certo è che una vergogna. Se poi ricorrano anche gli estremi per aprire una procedura, è presto per dirlo. Ma io già nelle prossime ore mi attiverò in tal senso”. A parlare è Lucrezia Ricchiuti, senatrice del Pd e componente della Commissione di garanzia nazionale del partito che commenta così l’intervento del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca davanti a 300 sindaci campani: in quell’occasione il governatore chiedeva di “far votare sì” perché tra l’altro Renzi “manda un fiume di soldi in Campania”. “Prima le parole contro Rosy Bindi – dice la senatrice Ricchiuti, che fa parte anche della commissione Antimafia – Poi, soprattutto, le dichiarazioni nel corso della riunione a porte chiuse coi 300 sindaci campani. Entrambi i fatti sono gravissimi, deplorevoli. Non solo un danno d’immagine per il nostro partito, ma una vera vergogna“. Per questo la senatrice, parlando con ilfattoquotidiano.it, si dice pronta a portare la discussione sul tavolo della Commissione, guidata dal presidente Gianni Dal Moro, che si occupa del rispetto dello statuto e dei rapporti interni, quindi anche di eventuali sanzioni.
La commissione nazionale di garanzia è composta da 9 membri. Attualmente ne fanno parte Angelo Argento, Paola Bragantini, Gianclaudio Bressa, Gianni Dal Moro, Aurelio Mancuso, Franco Marini, Lucrezia Ricchiuti, Salvatore Vassallo e Franco Vazio. Dall’inizio del 2015 il presidente è il deputato veronese Gianni Dal Moro che per il momento, preferisce non esprimersi sul merito della questione: “In quanto presidente dell’ente, devo mantenere la mia assoluta imparzialità“. Di norma il meccanismo di una procedura è attivato se un qualsiasi iscritto del Pd pone la questione alla commissione nazionale di garanzia, per una presunta violazione del codice etico del partito. L’organismo avvia un’istruttoria, ma il “primo grado” in realtà diventerebbe il giudizio delle commissioni locali. Avrà un peso anche il fatto che De Luca stava parlando a circa 300 sindaci del Pd. Non era quindi un incontro aperto a tutti, ma l’intervento del governatore è avvenuto davanti a numerosi testimoni. In caso di “contesto pubblico” infatti la procedura è attivata direttamente dalla commissione di garanzia competente.
Ricchiuti conferma ma rilancia: “Di solito la Commissione è un organo di ultima istanza, che si pronuncia solo in seguito a ricorsi avanzati dalle commissioni provinciali e regionali. Ma è già successo – spiega la senatrice – che in passato ci attivassimo da soli. E questa mi sembra una situazione che richiede un nostro intervento“.
Lucrezia Ricchiuti, 60 anni, è al primo mandato da parlamentare conquistato con le primarie, quando arrivò seconda dietro a Pippo Civati (poi uscito dal Pd). In passato ha guidato la battaglia antimafia e per la legalità nel comune di Desio, in provincia di Monza e Brianza, diventato il centro dell’inchiesta Crimine Infinito che aveva fatto emergere la presenza di personaggi legati alla ‘ndrangheta in Lombardia. Dall’inchiesta è poi emerso che diversi esponenti politici locali, seppur non indagati, erano risultati essere in rapporti a vario titolo o oggetto di intercettazioni con presunti esponenti mafiosi. Da consigliera e amministratrice locale si è sempre battute contro mafie, corruzione, inefficienza, sprechi.
La senatrice critica anche il comportamento di Matteo Renzi: “Dal segretario del mio partito mi sarei aspettata un richiamo più forte, di fronte a certi atteggiamenti inqualificabili. Invece Renzi ha incontrato De Luca subito dopo, e si è mostrato un suo grande amicone. Certe cose non si possono risolvere con una battuta, come ha fatto il premier scherzando col governatore della Campania”. A poche settimane dal voto del 4 dicembre, e con i No in vantaggio soprattutto al Sud secondo i sondaggi, qualcuno potrebbe pensare che in nome della vittoria dei Sì si possa soprassedere su certe dichiarazioni. Ma Ricchiuti non accetta un simile ragionamento: “Non voglio neppure sentirli questi discorsi. Non si può transigere su certe frasi, su certi comportamenti che certo non fanno piacere al nostro elettorato”.