I giudici rimettono al suo posto il candidato vincitore di centrosinistra alle ultime elezioni, ponendo un punto alla vicenda delle 675 schede scomparse, che gli era costata la poltrona e aveva fatto ripiombare la città in un commissariamento, il terzo in quattro anni
A Viareggio torna il sindaco, lo ha deciso il Consiglio di Stato, che, ribaltando la sentenza del Tar, rimette al suo posto Giorgio Del Ghingaro, il vincitore di centrosinistra alle ultime elezioni, ponendo un punto alla vicenda delle 675 schede scomparse, che gli era costata la poltrona e aveva fatto ripiombare Viareggio in un commissariamento, il terzo in quattro anni. Già nel 2012 un commissario prefettizio era subentrato alla giunta di centro destra guidata da Luca Lunardini, mentre nel 2014 un altro era seguito al sindaco Pd Leonardo Betti.
Nella ex “Perla del Tirreno”, sommersa da milioni di debiti e ormai allergica ai politici di professione, tanto più se forestieri come Del Ghingaro, l’uomo “della piana”, così si chiama la campagna lucchese contrapposta alla costa, era riuscito a farsi strada, prendendo 6105 voti alle elezioni del 14 giugno 2015 con una coalizione di liste civiche di area di centro sinistra. Già sindaco prodige di Capannori, che aveva accompagnato al traguardo dei rifiuti zero in due mandati consecutivi, Del Ghingaro aveva come cavallo di battaglia lo slogan “sicuri si cambia”. Ma il suo lavoro si era fermato dopo appena un anno, quando il Tar aveva annullato il risultato delle elezioni, dopo che Massimo Baldini, il candidato perdente di centrodestra, aveva segnalato la mancanza, da una sezione, di 675 schede, vidimate e non ancora votate. C’era il pericolo, insomma, di “schede ballerine”, quel fenomeno per cui si fa uscire dal seggio una scheda sulla quale si scrive il nome del candidato che si vuole favorire, e la si dà all’elettore che, entrando nel seggio, ritira la propria scheda bianca ma deposita quella avuta fuori sottobanco. Per il Tar si trattava quindi di “un quadro assolutamente opaco in ordine alle modalità nelle quali si è svolta la competizione elettorale” ed era “la trasparenza del risultato elettorale ad essere stata compromessa”.
Ma il Consiglio di Stato ha escluso questa evenienza: le schede mancanti erano tutte della sezione 2, perciò, se fossero state votate e consegnate in altre sezioni, gli scrutatori se ne sarebbero accorti perché le schede ballerine avrebbero riportato il timbro o la firma della sezione 2. Ma nessuno, nelle altre sezioni, ha segnalato irregolarità. Dove sono finite allora quelle schede? “In un’altra busta, non sottoposta a verificazione” si legge nella sentenza. È vero quindi per i giudici che sono scomparse 675 schede, ma secondo il Consiglio di Stato non sarebbero state usate e non avrebbero comunque cambiato il risultato. Per il Consiglio di Stato si è trattato di “una disattenzione o errore da parte dei componenti del seggio”, “non irregolarità nelle operazioni elettorali”. Giorgio Del Ghingaro può tornare al suo posto, mentre Massimo Baldini è tenuto a pagare le spese legali. Sorride sornione dalla sua pagina Facebook, il sindaco di Viareggio, e scrive tre parole: “Dove eravamo rimasti?”.