La filosofia della proposta referendaria è apparsa in tutta la sua nitidezza ieri sera, in televisione. A Otto e mezzo, Pierferdinando Casini ha dichiarato candidamente che, vincendo il Sì, contenziosi come quello tra Stato e Regione Puglia a proposito del controverso gasdotto Tap non potranno più verificarsi. Oggetto della contesa, secondo lui, qualche centinaio di ulivi. Ah, questi ulivi, un vero pomo della discordia.

Per intendersi, Tap è una multinazionale con sede in Svizzera che intende realizzare un tratto del gasdotto che dovrebbe portare gas metano dall’Azerbaijan in Europa. Il punto controverso sta, in verità, nel punto selezionato per l’approdo: le spiagge di San Foca (San Basilio, per la precisione) che, come ha precisato qualche minuto dopo a Report il sindaco di Melendugno, Marco Potì, ottengono ogni anno riconoscimenti come la Bandiera Blu o le 5 Vele di Legambiente. Proprio non si intende come possano convivere un’infrastruttura energetica di quel tipo, con annessa centrale di depressurizzazione, subito nell’entroterra, e una zona di grande valore ambientale come quella di cui stiamo parlando.

Dicevamo: il gasdotto Tap dovrebbe portare il gas azero da noi. Il condizionale è d’obbligo per più ordini di motivi: ascoltando l’esponente della multinazionale intervistato ieri sera non si intende bene se il gas da trasportare sarà azero o russo, dato che le riserve di Baku non pare possano garantire decenni (o anni) di esportazioni. Se così fosse, la principale giustificazione alla base dell’opera, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, eminentemente per ridurre la dipendenza dalla Russia, non costituirebbe più un fatto centrale. In secundis, pare che in Italia vi sia un eccesso di approvvigionamento di gas. Inoltre, Tap ha come obiettivo quello di portare il gas in Europa, passando per l’Italia. Leggiamo sul sito che “TAP si collegherà alla rete nazionale gestita da Snam Rete Gas per alimentare il punto di scambio virtuale (PSV) dal quale potranno essere raggiunti tutti i punti di uscita italiani verso destinazioni europee”.

Ossia Austria ed Europa Centrale, Germania e Francia attraverso la Svizzera, Regno Unito, e così via. Per riprendere la questione referendum, si comprende finalmente che il “busillis” non risiede nella questione del risparmio di qualche milione di euro ottenuto con il gioco di prestigio del Senato che scompare e riappare (40 milioni? Tutto lì?), ma nel sostanziale passo indietro sulle riforme del Titolo V della Costituzione, approvate nel 2001. Lo Stato si riprende la potestà su tematiche rilevanti, come quella ambientale. Eppure, già con il presente assetto, sono cadute inascoltate non solo le rimostranze del sindaco Potì e dei suoi colleghi salentini, ma anche le controproposte del governatore Emiliano, che è tornato a ventilare l’ipotesi di una riconversione a gas della centrale a carbone (sic!) di Brindisi e dell’Ilva di Taranto, abbinando questo beneficio con lo spostamento dell’approdo a Brindisi.

Conosco bene la battaglia condotta dal sindaco di Melendugno e la strenua difesa dell’integrità paradisiaca del litorale del proprio Comune; ho apprezzato il sostegno della popolazione melendugnese alle iniziative del primo cittadino. Mi sorprende che quando la popolazione meridionale intenda dire la propria parola su tematiche così serie debba esser tacitata come se la questione non fosse di suo interesse. O non potesse capire. Per chi, come il sottoscritto, ritiene che una popolazione debba sempre più responsabilizzarsi e decidere, dal basso (bottom-up), sulla natura e la qualità degli approvvigionamenti energetici atti a soddisfare le proprie esigenze, la questione si fa non solo centrale, ma epocale. Per chi abbia visto Report, ieri sera (invito gli altri a farlo), tornare a centralizzare potrebbe comportare un più facile gioco per le lobby, che esercitano pressioni sui decisori, spostando, con la corruzione, il voto dei gruppi politici. Escludere regioni, sindaci e popolazione potrebbe comportare una pericolosa mancanza di contrappesi. Le inchieste in corso parlano chiaro in proposito.

Infine, qualcuno provi a spiegare alla gente del Salento per quale ragione far approdare il gasdotto sotto una delle più belle spiagge dell’Adriatico, per poi fargli percorrere oltre 50 km di campagne, a cura di Snam (quindi in bolletta, in base a quanto detto in trasmissione), con aggravi di costi in termini di espropri, costi di posa in opera, mezzi e materiali e, infine, ma proprio alla fine, gli espianti di centinaia (o migliaia?) di ulivi.

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