Il ministro delle Finanze tedesco ha contestato il fatto che Berlino sia finita sotto osservazione per l'eccessivo surplus della bilancia commerciale: "La Germania investe più degli altri". E ha contrattaccato sostenendo che l'esecutivo europeo "non assolve al proprio compito" di controllare che i bilanci dei 28 Paesi siano conformi alle regole. Intanto il capogruppo del Ppe Weber contesta le prese di posizione del premier italiano: "Usa Bruxelles come capro espiatorio"
Le raccomandazioni di Bruxelles? Sono indirizzate al “paese sbagliato“. A una settimana dai giudizi preliminari della Commissione sulle leggi di Bilancio dei Paesi Ue, stavolta chi risponde a muso duro non è Roma ma Berlino. Per bocca del falco per eccellenza, il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, che in un intervento al Bundestag sul bilancio tedesco 2017 ha rivendicato che la Germania investe quasi sei volte di più della media dei 28: “Gli investimenti sono cresciuti del 3,9% all’anno e nell’eurozona del 0,7%. Trovo quindi che le raccomandazioni della Commissione vanno in qualche modo a quelli sbagliati”, ha attaccato. Per poi rilanciare affermando che l’esecutivo europeo non assolve al proprio compito di controllare che i bilanci “di singoli paesi europei corrispondano alle regole e accordi europei”.
Chiarissimo il riferimento all’Italia e agli altri cinque Stati le cui manovre sono state definite “ad alto rischio” di mancato rispetto delle regole del patto di stabilità sul fronte del deficit ma hanno scampato la bocciatura: il verdetto definitivo è rimandato all’anno prossimo. Non a caso è stata immediata la replica di Matteo Renzi: “La Ue cominci a controllare il bilancio tedesco perché il surplus tedesco sta creando problemi a tutta l’Europa. Non facciamo come con l’immigrazione dove ci hanno lasciati soli e costruiscono muri“.
“La Commissione non assolve al suo compito” – Il compito di controllare i bilanci, “che è la premessa perché la zona euro rimanga stabile” e “la moneta europea forte”, “la Commissione non lo assolve ma fa il contrario e per questo dobbiamo opporci”, ha chiosato il titolare delle Finanze tra gli applausi. Schaeuble ha poi ricordato che le entrate fiscali sono aumentate in Germania del 3,3% annuo dal 2005 al 2015 a fronte di un incremento del 2,7% nell’eurozona e le uscite sono cresciute del 2,3% annuo e del 2,5% nella zona euro. Quello che lo ha fatto andare su tutte le furie è che anche la Germania è tra gli osservati speciali: nel rapporto del meccanismo di allerta (Amr) 2017 la Commissione ha segnalato in negativo il suo “grandissimo e crescente surplus esterno” e la “forte dipendenza dalla domanda esterna, che mostrano rischi per la crescita e sottolineano la necessità di continuare il ribilanciamento verso fonti domestiche”. Il Paese sarà quindi sottoposto a monitoraggio e all’inizio dell’anno prossimo Bruxelles presenterà le conclusioni in un rapporto approfondito.
Il documento anti austerity che non piace alla Germania – Non solo: la squadra di Jean Claude Juncker la scorsa settimana ha anche pubblicato un documento “anti austerity” che invita tutti gli Stati ad adottare una politica economica espansiva e chiede a quelli che “sopravanzano i loro obiettivi di bilancio” di usare il surplus “a sostegno della domanda interna e per investimenti”, appunto. A dire il vero anche l’anno scorso la Germania era stata inserita tra i Paesi sotto controllo per il suo surplus, ma alla fine dell’analisi il suo squilibrio non era stato considerato ‘eccessivo’, a differenza di quello italiano per cui il monitoraggio era proseguito.
Sullo sfondo lo scontro tra Berlino e Mario Draghi – Il botta e risposta si inserisce peraltro in un quadro di scontro più o meno latente anche tra Berlino e la Bce di Mario Draghi, le cui politiche monetarie espansive sono accusate di penalizzare i risparmiatori tedeschi. Oltre a mettere in difficoltà le grandi banche e compagnie di assicurazione, danneggiate dai tassi di interesse ai minimi. Lunedì lo stesso Schaeuble ha ribadito che l’uscita dalla politica monetaria espansiva e di alto debito deve avvenire “presto” perché ha creato “rischi globali”.
Weber (Ppe): “Renzi usa Bruxelles come capro espiatorio” – L’Italia, intanto, è tutt’altro che fuori dal fronte delle polemiche: il capogruppo del Ppe Manfred Weber, rispondendo in conferenza stampa a una domanda sull’operato del premier spagnolo, ha detto che “Mariano Rajoy non ha mai accusato Bruxelles per i passi necessari che ha dovuto fare” in Spagna, mentre “vediamo per esempio in Italia che Matteo Renzi utilizza Bruxelles come un capro espiatorio nella politica nazionale“. Il premier, dopo gli attacchi alla Ue accusata di concentrarsi troppo sugli “zero virgola”, ha deciso per l’astensione sul bilancio Ue del 2017 e minaccia il veto sulla revisione di quello pluriennale.