Il ministro Franceschini aveva più volte dichiarato finita "l'epoca dei tagli". Ma nei conti nel Mibact l'inversione di tendenza non c'è. I fondi per i lavori pubblici crescono del 3% rispetto allo scorso anno, ma sono il 13% in meno del 2014 e il 24% in meno rispetto al 2013
Ci sono 4.764.900 euro che il Gabinetto del ministro ha stanziato per le “Attività volte a garantire il conseguimento delle funzioni di indirizzo politico-amministrativo”. Poco di più di 36,2 milioni di euro vanno ai lavori pubblici, quasi 12,3 milioni di euro per la tutela dei beni archeologici e poco più di 175mila euro per la sicurezza del patrimonio culturale a fronte di emergenze e calamità di qualsiasi natura. Le cifre sono quelle del bilancio del Mibact per il 2016. Appena approvato dal Consiglio superiore dei beni culturali. A poco più di un mese e mezzo dal nuovo anno.
“Il bilancio della cultura, tornato nel 2016 per la prima volta dopo otto anni sopra i due miliardi di euro, è il cuore e l’anima della manovra economica del Governo. La fine della lunga stagione dei tagli é segnalata dalla crescita del 27% delle risorse del Mibact, con nuovi fondi per la tutela del patrimonio e i grandi progetti culturali. La programmazione del fondo per la tutela ha assegnato 300 milioni di euro a interventi di restauro e messa in sicurezza dei musei nel triennio 2016-2018”. Il resoconto di “Due anni di Franceschini” pubblicato sul portale del Mibact nel febbraio 2016 riempie il cuore. “La stagione dei tagli é finita”, ha dichiarato a settembre il Ministro in visita in Sicilia. Eppure a leggere le cifre del bilancio 2016 qualche dubbio resta.
La salvaguardia del patrimonio storico-archeologico colpito dal sisma è tema d’attualità. Modalità, tempi e risorse impegnate sono sotto la lente d’ingrandimento. Tra i numeri del Segretariato Generale ecco la cifra “Per il coordinamento e monitoraggio ai fini della sicurezza del patrimonio culturale a fronte di emergenze e calamità di qualsiasi natura”. Per il 2016 disponibili 175.020 euro. Cifra che peraltro si prevede di assottigliare a 162.275 nel 2017 fino a 160.744 nel 2018.
Non va meglio analizzando i dati della Direzione Generale archeologia belle arti e paesaggio. Per la “Attività di tutela paesaggistica sul territorio nazionale” previsti 28.849.395 euro. Tanto in confronto alle “Attività in materia di tutela dei beni archeologici”, capitolo per il quale ci sono 12.276.383 euro. Molto meno rispetto ai 36.182.135 euro a disposizione della “Tutela delle belle arti e tutela e valorizzazione del paesaggio”. Cifre che vanno suddivise per le diverse Soprintendenze del territorio nazionale. Comprese quelle, ad esempio, della Campania e del Lazio, nelle quali si concentrano un numero tutt’altro che modesto di aree archeologiche e di immobili di riconosciuto interesse. Naturalmente é contemplata anche la “Attività di tutela nel territorio di competenza in materia di concessioni di scavo”, per cui sono stati predisposti 4.409.961 euro.
Un capitolo a parte meritano i lavori pubblici. Per l’archeologia ci sono 7.595.018 euro, disponibili per una vasta gamma di interventi. Passando agli stanziamenti regionali, per il Lazio 2.431.500, per la Campania addirittura di meno, 607.500 euro. Seicentosettemilaecinquecento euro per l’anfiteatro romano di Nola, il Museo e la Villa romana di Sala Consilina, i siti archeologici del territorio casertano, le aree archeologiche e Palazzo Reale di Napoli, oltre all’anfiteatro romano di Avella. Tutto il resto escluso da finanziamenti! In coda l’Abruzzo, con 94.854 euro.
Passando al settore Belle arti, figurano 13.207.234 euro. Qui il Piemonte ha avuto 2.320.000 euro ma, ad esempio, la Toscana delle Ville medicee 1.144.275 euro. L’Umbria e le Marche, regioni dal patrimonio storico-artistico più che cospicuo, rispettivamente, 250.000 e 257.000 euro.
Per il settore Poli museali non autonomi, stanziati 6.477.953 euro. Per gli Istituti a disposizione 1.483.279 euro. Gli archivi beneficeranno di 4.870.331 euro. Infine, per le biblioteche ci sono 2.656.311 euro.
Così nel complesso risulta che lo stanziamento dei lavori pubblici per il 2016 ammonta a 36.290.126 euro, mentre la richiesta, presente nella programmazione provvisoria, era di 80.040.898 euro. Insomma per l’anno in corso per i lavori pubblici si registra un divario di 43.750.771 euro. Non uno scarto esiguo, considerando che le richieste delle diverse Soprintendenze già sono “al ribasso”.
Nel 2015 la somma complessiva era stata di 35.287.163 euro, nel 2014 di 41.537.783 euro, nel 2013, di 47.777.663 euro. Numeri che tradotti in percentuale significano circa un 3% in più per l’anno in corso rispetto al precedente, ma circa un 13% in meno rispetto al 2014 e oltre il 24% in meno nei confronti del 2013.
Mancano ancora numeri importanti, quelli relativi ai 20 musei autonomi. Ma da quel che si può apprezzare, nonostante il leggerissimo incremento delle risorse, sembra non possa dirsi realmente invertito il trend degli ultimi anni. “Le pietre di cui sono fatti i Beni culturali ci ricordano le fatiche e la sapienza che sono servite per realizzarle. Abbiamo il dovere di tutelarle” ha detto Franceschini il 31 luglio 2015 all’Expo di Milano, di fronte alle delegazioni dei ministri della Cultura di tutto il mondo. Sarà molto difficile rispettare l’impegno con le risorse a disposizione.