C’è giustizia per Carla Caiazzo, la 38enne di Pozzuoli bruciata viva l’1 febbraio scorso dall’ex compagno Paolo Pietropaolo e miracolosamente sopravvissuta insieme alla figlia che portava in grembo. La sentenza è arrivata nel primo pomeriggio, l’imputato l’ha ascoltata in gabbia. Ed è stata una sentenza severissima: 18 anni di condanna per tentato omicidio e stalking con l’aggravante della premeditazione, nonostante lo sconto di pena di un terzo previsto con la scelta del rito abbreviato, e 300mila euro di provvisionale di risarcimento a Carla e alla bambina, estratta viva con un parto cesareo dal corpo della madre martoriato dalle fiamme. La somma è una sorta di ‘acconto’, da riscuotere immediatamente con procedura esecutiva, in attesa delle determinazioni del giudice civile in separata sede.

La Procura di Napoli, pm Raffaello Falcone e Clelia Mancuso, aveva chiesto per Pietropaolo 15 anni, presentando, come prova a sostegno della tesi della premeditazione, un sms inviato da Pietropaolo. “Questa donna non mi trasmette più niente, la bambina soffrirà”, è il testo del messaggio inviato dall’uomo a una ex fidanzata, il giorno precedente all’aggressione. Il giudice unico Egle Pilla ne ha disposto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sospensione della potestà genitoriale, e una ulteriore provvisionale di 25mila euro di risarcimento all’associazione ‘La Forza delle Donne’, rappresentata dall’avvocato Caterina Sanfilippo, che si è costituita parte civile insieme alla donna, assistita dall’avvocato Maurizio Zuccaro. Tra novanta giorni apprenderemo le motivazioni della sentenza. “Ora che si spengono i riflettori, spero che Carla abbia una vita più serena e in tempi rapidi insieme alla sua bambina, per il resto le sentenze non si commentano, ma siamo soddisfatti per averla ottenuta in tempi rapidi”, queste le poche parole con cui il pm Falcone ha accolto la decisione del giudice. Carla non era in aula al momento della pronuncia del dispositivo. Erano presenti i familiari dell’imputato, che gestivano a Pozzuoli un noto ristorante ora chiuso.

Accadde tutto il 1 febbraio scorso. Carla fu aggredita a Pozzuoli, dove vive. Era incinta all’ottavo mese, fecondazione assistita. Pietropaolo era il suo ex compagno e padre della bambina. Lei aveva deciso di lasciarlo, dopo una relazione burrascosa e segnata da continue liti, per fidanzarsi con il suo attuale compagno, Enzo Ilario. Pietropaolo con un pretesto riuscì a ottenere un ultimo incontro – la consegna di un regalino per la nascitura – quindi affrontò la donna e le diede fuoco dopo averle versato addosso del liquido infiammabile. L’uomo cercò poi di darsi alla fuga in auto, fu catturato nel basso Lazio dopo poche ore. Carla fu salvata dall’intervento di una guardia giurata che spense le fiamme con l’acqua. Da allora è stata sottoposta a 21 interventi di ricostruzione chirurgica del volto e della pelle devastati dalle ustioni. Ma combatte come una leonessa per rifarsi una vita e una felicità insieme al suo attuale compagno e alla sua bambina, nata sana e senza complicazioni. Ed anche per impedire che si compiano altri femminicidi. Dopodomani, la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, Carla parteciperà presso la sede del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti di Napoli a un dibattito organizzato dal sindacato giornalisti e dedicato al tema della comunicazione e dell’informazione sul femminicidio. Cronisti, magistrati e parlamentari rifletteranno sul linguaggio utilizzato dai media e dai soggetti istituzionali quando si affrontano casi di femminicidio, e sulla responsabilità delle parole.

 

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