Il giro d'affari complessivo di Mondadori, Rcs, L'Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone, Itedi, Cairo e Class Editori è passato da 5,7 a 3,9 miliardi. Nel 2015 la redditività è migliorata, ma solo grazie al taglio dei costi. Da un confronto internazionale, poi, emerge che l'Italia è fanalino di coda per produttività mentre la Germania è prima per incremento del fatturato
Due miliardi di perdite cumulate in cinque anni, fatturato calato del 32,6% e 4.500 posti di lavoro persi. E’ la fotografia del mercato editoriale italiano che emerge da un focus dell’ufficio studi di Mediobanca. L’ultima edizione del rapporto prende in considerazione i nove gruppi con i ricavi più alti: Mondadori, Rcs, L’Espresso, Il Sole 24 Ore, Monrif, Caltagirone Editore, Itedi (ex Editrice La Stampa), Cairo Editore e Class Editori. La diffusione dei quotidiani è scesa del 34% nell’ultimo quinquennio, calcolano gli analisti di Piazzetta Cuccia. E il calo delle vendite ha trascinato l’occupazione. Dai 17.645 dipendenti del 2011 si è passati ai 13.090 del 2015.
Il giro d’affari complessivo è passato dai 5,7 miliardi del 2011 ai 3,9 del 2015. La perdita più sostanziosa risale però al primo biennio. Nei primi nove mesi del 2016, invece, il calo del fatturato è stato solo del 3,5% sul 2015 rispetto al -4,2% registrato lo scorso anno sul 2014. Sulle perdite cumulate pesa Rcs, che ha fatto importanti svalutazioni. Solo Cairo Editore e L’Espresso hanno prodotto utili sul fatturato. I tagli più consistenti all’organico li hanno fatti Rcs (-2.228 posti) e il gruppo Il Sole 24 Ore (-726). Cairo invece ha creato occupazione, ma si parla di sole 26 unità. Il calo nel 2015 è stato del 2,6% sul 2014. Anche gli investimenti si sono più che dimezzati nell’ultimo quinquennio, passando dai 64 miliardi del 2011 ai 29 del 2015. In cinque anni, sono stati investiti 35 miliardi in meno (-55%).
Negli ultimi due anni, tuttavia, ci sono stati segnali di miglioramento sul fronte della redditività: quella operativa, in particolare, resta inferiore a quella della manifattura italiana ma nel 2015 è migliorata rispetto al dato del 2014. Il margine operativo netto è pari allo 0,1% sul fatturato “soprattutto per la forte azione di contenimento dei costi“, ridotti del 33%, tra carta e personale, nel periodo 2011-2015 e dell’8,9% nel biennio 2015-2014. Nel 2015, la redditività è stata positiva per Cairo, Itedi, L’Espresso, Mondadori e Monrif che, messi insieme, vanno anche meglio della manifattura.
Cairo Editore, secondo il report Mediobanca, è la società più solida: non presenta debiti finanziari, è la prima per redditività operativa e la prima per produttività, considerando il costo del lavoro per unità prodotta. Per Class, Il Sole 24 Ore e Caltagirone il costo del lavoro assorbe invece completamente il valore aggiunto prodotto. Le più indebitate sono Monrif, Class e Rcs, che ha debiti pari a cinque volte il capitale netto. Tra il 2011 e 2015 tutti i gruppi hanno ridotto la propria esposizione finanziaria, ad eccezione di Class Editori, Itedi ex La Stampa e in particolare Il Sole 24 Ore, la cui massa debitoria è passata da 9 a 66 milioni.
Dal confronto con le performance dei gruppi editoriali stranieri emerge che lo scorso anno quelli francesi hanno visto i ricavi calare solo dello 0,2% e quelli inglesi dello 0,1%, contro il -4,2% delle aziende della Penisola. Batte tutti, di gran lunga, l’editoria tedesca, che nel 2015 ha registrato un aumento del fatturato complessivo del 7,6%. L’Italia è fanalino di coda anche per produttività: in valore aggiunto pro capite segna una media di 88mila euro, ultima dietro la Francia (94mila), la Germania (95mila) e la Gran Bretagna (138mila euro per dipendente).