L'Autumn statement, la manovra d’autunno presentata dal cancelliere Philip Hammond, mira a dare sollievo economico e speranze politiche a chi riesce appena ad arrivare a fine mese. Da una parte, l'esecutivo istituisce un fondo di 2,3 miliardi per la realizzazione di 100.000 nuove abitazioni in aree a maggior richiesta, più 1.4 miliardi per 40.000 alloggi popolari. Dall'altra, porta il National Living Wage da 7.20 a 7.50 all’ora
Il neologismo da tenere d’occhio è “JAMS”, acronimo per “just about managing”, coniato da funzionari britannici per indicare quelli che ce la fanno appena ad arrivare a fine mese. La Resolution Foundation, think tank londinese che produce dati a e analisi sui nuclei a medio e basso reddito, calcola che siano circa 6 milioni. Non hanno un profilo definito: possono essere famiglie con figli, pensionati, giovani coppie: in comune hanno un reddito medio-basso e lo spettro della povertà, o avere un buon reddito ma una famiglia molto numerosa. Sono una categoria determinante per capire il Regno Unito post Brexit, perché, abbandonati a se stessi prima del referendum, ora sono diventati uno degli oggetti privilegiati dell’attenzione, o in alcuni casi della propaganda, dei partiti politici.
Fra tutti, il Partito conservatore. O meglio, l’ala del partito conservatore guidata da Theresa May, che a ottobre, in apertura del congresso dei Tories, ha indicato la sua linea: il ritorno al centro della scena della working class: “Se fate parte di una famiglia della working class, la vita per voi è molto più dura di quello che credono in molti a Westminster. Avete un lavoro ma non necessariamente la sicurezza economica. Avete una casa, ma siete preoccupati di non riuscire a pagare il mutuo. Ce la fate appena, ma siete angosciati dal costo della vita o della scuola per i figli. Se siete una famiglia cosí, è a voi che mi rivolgo a voi direttamente”.
È questa la base elettorale dei Tories post Brexit, e al diavolo banchieri, politici europeisti e l’elite internazionale, finanziaria e culturale, tanto vicini a David Cameron, artefici del boom di Londra ma anche oggetto della rabbia di chi dal benessere economico è rimasto escluso. E infatti l’Autumn statement, la manovra d’autunno presentata oggi dal cancelliere Philip Hammond, è tarata proprio su questa linea: dare sollievo economico e speranze politiche a chi ce la fa appena, e domani potrebbe non farcela più.
Nella sua introduzione alla manovra, Hammond ha sottolineato la necessità di “costruire un’economia che funzioni per tutti, e dove ogni angolo del Regno Unito partecipi al successo della nazione.” Un chiaro richiamo, non retorico, alla volontà del governo May di includere i “left behind”, i dimenticati, ai margini del benessere economico diffuso in altri settori della società britannica. Ma anche alla necessità di prendere misure efficaci per le nuove sfide all’economia provocate dall’uscita dall’Unione Europea.
I FONDI PER L”EDILIZIA – La manovra interviene in alcuni dei settori che più incidono sulla vita quotidiana di milioni di persone comuni. La prima, cruciale, è l’housing: la disponibilità di alloggi a prezzi accessibili. I dati sono spietati: il sogno dell’acquisto di casa si allontana sempre più per le famiglie inglesi, costrette a svenarsi in affitti esorbitanti. Il governo intende agire su due fronti: da una parte, un fondo di 2,3 miliardi per la realizzazione di 100.000 nuove abitazioni in aree a maggior richiesta, più 1.4 miliardi per 40.000 alloggi popolari. Contemporaneamente, è introdotto un tetto alle commissioni delle agenzie immobiliari in caso d’affitto: una mossa dagli esiti incerti. Potrebbe avere un impatto negativo sul mercato delle compravendite per investimento, se le agenzie immobiliari si rifaranno sui proprietari, ma potrebbe anche indurre questi ultimi ad alzare affitti già proibitivi, soprattutto a Londra. Come già annunciato dal governo precedente, la base di reddito esentasse verrà portata da11.000 a 11.500 sterline annue, e a 12,500 nel 2020.
INVESTIMENTI IN INFRASTRUTTURE – Il secondo intervento in un settore cruciale per la massa dei lavoratori è l’investimento straordinario di 1.1 miliardi di sterline nei trasporti locali A questo si aggiunge a un miliardo di fondi per le infrastrutture digitali; la detrazione fiscale del 100% per le società che si vogliano dotare di fibra; uno stanziamento di 1.8 miliardi per iniziative di sviluppo locale e un fondo di 400 milioni per lo sviluppo di società di fintech o innovazione finanziaria. Il National Living Wage, cioè il salario orario minimo, verrà portato da 7.20 a 7.50 all’ora. Rivolto ai lavoratori maggiori di 25 anni, è stato introdotto lo scorso 1 aprile per combattere la piaga sempre più diffusa dello sfruttamento dei lavoratori a basso reddito. Il precedente cancelliere George Osborne aveva annunciato un piano per portare il salario minimo a 9 sterline l’ora entro il 2020. Un’ambizione che oggi appare irrealistica, visto il deteriorarsi delle finanze pubbliche.
E qui veniamo alle note dolenti. Ecco le principali
CRESCITA – Le previsioni di crescita del Pil sono calcolate in un 2.1% per il 2016, con un incremento rispetto al calcolo di marzo. Ma per il 2017 dovrebbero rallentare al 1.4%, a causa del previsto calo degli investimenti, dell’incertezza economica che circonda il processo di uscita dall’Ue e dall’aumento dell’inflazione causata dal deprezzamento della sterlina. “Meno di quanto sperassimo ”, ha commentato Hammond, “ma equivalente alle previsioni di crescita tedesche e meglio di quelle francesi e italiane, secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale”. Il riferimento all’incertezza provocata dall’esito del referendum è chiaro, ed in presenza di un mercato del lavoro che Hammond stesso ha definito “robusto” è prevedibile che i sostenitori del Brexit contestino questa lettura. “Ma – ricorda Rowena Mason del Guardian –non c’è traccia della recessione prevista prima del voto dai sostenitori del Remain”. L’Apocalisse non si è abbattuta sul Regno Unito. Ma le prospettive non sono positive.
SURPLUS DI BILANCIO – L’obiettivo di un avanzo di bilancio entro il 2020, pianificato dal predecessore di Hammond George Osborne e al centro della sua politica di austerity, appare ora impraticabile. Il governo britannico è costretto a dire addio ai piani di disciplina fiscale, con il ricorso al prestito per 59 miliardi nel 2017, 46.5 nel 2018/19 e 17.2 nel 2021/22. Sono 122 miliardi di sterline di buco. Se questo è il costo iniziale di Brexit, per il Regno Unito si preparano tempi duri, ed è improbabile che la working class venga risparmiata.