Il leader di Forza Italia a Matrix: "Il mio è un no deciso è responsabile. Il premier? Molto cattivo e io molto buono. Grillo? Non parlo delle persone se devo parlarne malissimo"
La notizia più sorprendente, senza ironia, è questa: “Oggi il pericolo comunista non c’è più“. Se lo dice Silvio Berlusconi, che ha intravisto lo spettro del ritorno della falce e martello sotto mentite spoglie per anni, finché ha governato, ci si può credere. Secondo il leader di Forza Italia, che ha definito Achille Occhetto come una delle persone “più sagge ed equilibrate”, “oggi siamo in una situazione tripolare con il centrodestra unito, il Pd ed il Movimento Cinque Stelle“. A Matrix l’ex presidente del Consiglio ribadisce il suo No al referendum (“che non è un ni, il mio è un no deciso e responsabile”) e anticipa che “è indispensabile sedersi al tavolo (con Matteo Renzi, ndr) per fare una nuova riforma e una nuova legge elettorale”. Questo nonostante Renzi sia “molto cattivo ed io troppo buono”. Mentre Beppe Grillo, dice Berlusconi, non merita nemmeno un commento: “Mi piace parlare delle persone quando posso parlarne bene, se ne devo parlare malissimo evito”.
Berlusconi torna anche (e si rimangia) le parole pronunciate a Porta a Porta sul fatto che Mediaset spinga per il sì per paura di ritorsioni: “Stamattina ho letto i giornali e mi sono pentito di quello che ho detto ieri, io ho fatto riferimento al fisiologico timore soprattutto delle aziende con concessioni governative come la televisione delle possibili iniziative di chi è al potere. Per avere tre reti io dovetti far vincere un referendum. Capisco Boccia e gli industriali che devono essere governativi, ma molti amici miei sono per il no”.
Quanto alla politica internazionale Berlusconi ha ribadito che le sanzioni dell’Ue alla Russia sono un errore e che il presidente incaricato degli Stati Uniti Donald Trump riserverà sorprese. “Financial Times e gli altri giornali americani non ne ha indovinata una, erano tutti per il no alla Brexit per non parlare di Trump, non hanno capito che Trump era un volto familiare che era diventato uno di famiglia più di Clinton. Poi lui ha saputo parlare a quel ceto medio che è spolpato dal fisco che ha paura del futuro. Penso che avremo delle buone sorprese dal suo modo di governare, certe cose impensieriscono come l’isolazionismo dell’America che è un male, su questo è da contraddire ma sull’economia è tornato alla politica liberale di Reagan“.