Carlo Gualandri, ex Virgilio e Fineco, ha fondato l'omonima startup. "Il titolare definisce la rete degli utenti, dai figli alla collaboratrice domestica, e viene avvisato di ogni transazione effettuata. Così sa esattamente chi e come spende il denaro. E può in ogni momento ritoccare al rialzo o al ribasso la cifra assegnata". L'effetto Brexit? "Se sarà "hard" ci sposteremo a Dublino"
Da Virgilio a Fineco per arrivare a Gioco digitale surfando l’onda di Internet. Le creature ideate da Carlo Gualandri hanno tutte un comune denominatore: sono aziende pioniere capaci di anticipare i cambiamenti sociali che arrivano dalla rivoluzione web. Per Gualandri, del resto, lo sviluppo tecnologico è da sempre la chiave di volta per fare business. Prova ne è il fatto che quando era solo al liceo, tirò fuori dal cilindro un software per stampare certificati obbligazionari cartacei. L’operazione fu un successo perché, nella Milano della metà degli anni ’80, la stampa meccanizzata dei titoli di carta fu una piccola rivoluzione che faceva risparmiare tempo e soldi. Da allora Gualandri di idee d’impresa ne ha avute tante grazie anche alla sua capacità di interpretare fenomeni internazionali che sono poi sbarcati in Italia. Qualche esempio? E’ stato fra i primi a diffondere nel nostro Paese il verbo di Apple raccontando, in tempi non sospetti, i vantaggi dell’uso del Macintosh.
E poi ancora: ha portato Google in Italia e si è cimentato nel publishing, nell’editoria, nel multimedia. Ma si è anche messo in gioco in più occasioni. Come quando nel 1995, a meno di 30 anni, ha venduto tutto per lanciarsi in una nuova avventura. “Lavoravo ormai già da tempo. Avevo messo un po’ di soldi da parte e comprato casa – ricorda – Ho venduto tutto e sono tornato a vivere dai miei per far cassa per un nuovo progetto”. Si chiamava Matrix, un’azienda altamente innovativa da cui nacque Virgilio, il primo portale internet italiano, finito poi sotto il cappello di Telecom Italia. Ma Matrix fu molto più che Virgilio: fu un vero laboratorio di web-idee. Lì prese forma Fineco, la prima banca online del Paese. E poi ancora si immaginò lo sviluppo web delle Pagine Gialle. Ma quando poi, agli inizi del Duemila, la bolla internet iniziò a sgonfiarsi, Gualandri cambiò genere. Nel 2007 diede vita a Gioco digitale, una società specializzata in giochi online. E aiutò Lottomatica a sviluppare il business delle lotterie istantanee telematiche. “Il filo conduttore del mio lavoro è stato lo sviluppo del digitale che ha stravolto il modo di fare impresa e ha creato nuove opportunità”, spiega ripercorrendo le tappe di un percorso fuori dagli schemi.
Una strada che oggi lo porta a lanciare una start-up nel più tradizionale dei business, quello bancario. La sua ultima creatura si chiama Soldo ed è un’applicazione “anticrisi” che permette di tenere sotto controllo il budget di più soggetti sotto un unico cappello. Poco importi che si tatti di una famiglia o di una impresa. Con Soldo si possono tenere sott’occhio tutte le spese di più soggetti grazie ad una serie di carte prepagate Mastercard (senza commissioni) che vivono di vita propria rispetto al conto bancario. “Il titolare di Soldo definisce la rete dei suoi utenti (dai figli fino alla baby-sitter o alla collaboratrice domestica, ndr), ognuno con un dato budget. Viene poi avvisato di ogni transazione effettuata. In questo modo, il gestore del conto sa esattamente chi e come spende il denaro. Inoltre può in ogni momento ritoccare la cifra assegnata”. Il tutto in pochi click, naturalmente. Secondo un modello in cui il contante si dematerializza lasciando spazio a una moneta elettronica che in Italia non è ancora diffusa come nei paesi anglosassoni.
Forse anche per questo la start-up Soldo è nata a Londra, dove Gualandri si è trasferito qualche anno fa con l’obiettivo di offrire ai suoi due figli una cultura globale e internazionale. “Volevo che i miei ragazzi avessero la possibilità di confrontarsi con un vero mondo globalizzato dove la competizione è forte e arriva da ogni angolo del mondo”, chiarisce l’imprenditore che ammette di aver trovato nella City un “ambiente business friendly”, un contesto favorevole allo sviluppo d’azienda. “Qui non c’è una burocrazia di stampo napoleonico che ostacola i nuovi progetti”, prosegue. “Se avessi voluto aprire Soldo in Italia, mi sarei trovato di fronte ad alcune problematiche di carattere più formale che sostanziale, inesistenti in Gran Bretagna. La legge italiana, ad esempio, prevede la necessità dei codici fiscali per le attività nel settore finanziario. Con un presupposto simile, come avrei potuto vendere i miei servizi in Spagna o in Portogallo?”. Ora però con la Brexit il clima rischia di cambiare. Anche se Gualandri non è certo uno che si scoraggia. “Per ora la situazione è ancora in evoluzione – conclude – Se comunque davvero dovesse esserci una hard Brexit, allora vorrà dire che ci sposteremo in a Dublino. Piove un po’ di più, ma pazienza”. Anche perché ora l’importante è riuscire in un ambizioso progetto che promette di cambiare alla radice il modo in cui si gestisce un budget.