Nel giorno dell’ennesima emergenza, legata alle alluvioni in Piemonte e Liguria, il governo annuncia sul fronte della prevenzione dei disastri ambientali investimenti da 75 miliardi in 15 anni. Il piano è stato presentato in un convengo al Consiglio nazionale ricerche dal direttore di Italia Sicura, Mauro Grassi: è previsto un fondo pluriennale di 47,5 miliardi, da spendere tra il 2017 e il 2032, per opere di prevenzione e nuove infrastrutture nel Paese. Poi 9,8 miliardi per la lotta al dissesto idrogeologico, 6,8 miliardi per l’edilizia scolastica, 7 miliardi per la ricostruzione post-terremoto e 11,6 miliardi di incentivi per i privati per ristrutturazioni antisismiche e di efficienza energetica. “L’annuncio di un programma da 75 miliardi di euro nei prossimi 15 anni (5 miliardi l’anno) per la manutenzione del territorio è un fatto positivo a condizione che le cifre dichiarate siano realmente disponibili e si garantiscano finanziamenti adeguati e continuativi, obiettivi chiari e una regia unitaria”, ammonisce però in un comunicato stampa Wwf Italia.

Come ricorda l’associazione ambientalista, nel 2015 dalle casse dello Stato per il rischio idrogeologico “è uscito meno di un terzo di quanto annunciato”.  Con la Legge di Stabilità 2014 infatti, c’era già stato l’impegno a stanziare 9 miliardi di euro sino al 2020 per il dissesto idrogeologico di cui 2 (286 milioni l’anno) a carico dello Stato e 7 miliardi derivanti dai Fondi europei e regionali. “Però, nel 2015, a questo scopo sono usciti dalle casse statali solo 79,48 milioni” , si legge nel comunicato. Il timore quindi è che succeda nuovamente quanto già accaduto in passato, quando i finanziamenti annunciati non erano “realmente disponibili anno per anno”. “Le cifre nel disegno di Bilancio 2017 sono più consistenti ma bisogna chiarire quali sono le priorità“, continua Wwf. L’associazione denuncia che lo stanziamento più significativo, 1,9 miliardi di euro, è destinato a otto priorità, di cui solo due “riguardano le vere emergenze territoriali (rischio sismico e idrogeologica), mentre le altre sei destinazioni di spesa riguardano altro: trasporti e viabilità, infrastrutture, edilizia scolastica, attività industriali ad alta tecnologia, informatizzazione dell’attività giudiziaria”.

“Si devono selezionare gli interventi dando precedenza alle aree più vulnerabili ed in particolare quelli in cui si sommano i rischi (sismico, idrogeologico e climatico) per il territorio”, è l’altra regola fondamentale suggerita da Wwf Italia. In particolare l’associazione critica il modello di intervento di Italia Sicura, che ha definito le sue priorità basandosi su progetti “perlopiù definiti negli anni ’90“, senza verificarne l’efficacia con le Autorità di distretto idrografico, le “uniche strutture operative gestionali realmente competenti”, che invece sono state “coinvolte solo a posteriori”. L’altra grave mancanza denunciata da Wwf è “una cabina di regia permanente tra le strutture e i dipartimenti della Presidenza del Consiglio e tra questi con il ministero dell’Ambiente e le Autorità di distretto idrografico”. “Condividere dati e informazioni e concordare linee guida per un intervento coordinato“, in modo da evitare che le emergenze diventino la normalità. “Un approccio – si legge nel comunicato – che appare indispensabile per affrontare il recente sisma nell’Italia centrale, come le continue alluvioni che affliggono il nostro paese, ultima l’esondazione del Tanaro nel cuneese”.

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