IL CITTADINO ILLUSTRE di Gastón Duprat e Mariano Cohn. Con Oscar Martínez, Dady Brieva, Andrea Frigerio. (Argentina/Spagna, 2016) Durata: 118’ Voto 3/5 (DT)
Appena insignito del Nobel per la Letteratura, Daniel Mantovani, dapprima dichiara in mondovisione il suo capolinea creativo consacrato dal premio, lasciando col fiato sospeso gli agghindati reali di Svezia; poi tornato a Barcellona ricomincia il florilegio quotidiano dei rifiuti per interviste (la BBC), cocktail di beneficienza, lauree honoris causa, cessione di diritti a registi del terzo mondo. Un solo invito però accetta all’improvviso: quello di tornare a Salas, paesello argentino natio, dove ha ambientato i suoi libri, e dove vogliono insignirlo della cittadinanza onoraria. Prima osannato poi pacatamente contestato, ancora amato con manifestazioni di giubilo plateali e kitsch, infine letteralmente odiato, Daniel si ostina a mantenere un distacco supponente rispetto alla plebe (dei suoi libri) che lo porterà ad essere vittima di una letale seduta di caccia…all’uomo. Spunto drammaturgico brillante, cornice del paesino gioiosa e colorata che slitta gradualmente nel truce e finisce in una sorta di paradossale horror, Il cittadino illustre è una commedia grottesca dall’umorismo beffardo incarnato in un fastidioso protagonista che sfotte chiunque e che sembra simbolicamente meritare una brutta fine. La sconcertante sciatteria formale (anche se l’esperienza da videoartisti del duo Duprat/Cohn si intuisce nei fermo immagine levigatissimi dei “cacciatori”) sembra come esibire una volontaria teatralità (ricordate le linee di gesso per rappresentare i muri in Manderlay di Von Trier?) per far oscillare il senso dell’opera sul crinale tra realtà e finzione di quello che stiamo vedendo fino all’ultima inquadratura.