THREE GENERATIONS di Gaby Dellal. Con Naomi Watts, Susan Sarandon, Elle Fanning. (Usa, 2015). Durata: 87’ Voto 3/5 (DT)
La T di LGBT non è mai stata affrontata al cinema come in questi ultimi anni. Sul fronte transgender arriva la storia del 16enne Ramona che vuole diventare Ray. Lo sfondo è un bell’appartamento di Manhattan dove convivono su più piani nonna Susan Sarandon, mamma Naomi Watts e figlia/nipote Ramona/Ray (Fanning). Al centro del racconto il documento da firmare da parte di mamma per autorizzare la figlia all’operazione di cambio sesso. Solo che la donna, disegnatrice un po’ strampalata, tergiversa senza cattiva fede e col sorriso sulle labbra per la rivoluzione che sta per travolgere l’intera famiglia. Commedia delicata e spiritosa, molto “chiacchierata” e borghese, con però un’anima tollerante e sincera, giocata sul contrasto psicologico che diventa poi compenetrazione costruttiva tra personaggi. Regia calibrata e sufficientemente elaborata a livello visivo per non lasciare tutto alla parola e al tema, Three Generations ha comunque nella prova d’attori quel quid che permette il salto di qualità. La Fanning con questa sua interpretazione ringhiata, tesa e forzuta, dentro ad un corpo sottile, fragile e mutante, è poi forse la vera sorpresa del film. In Italia, tanto per fare ricordarlo ai posteri, per affrontare la tematica transgender usiamo solo la forma documentario, spesso dolorosamente come biopic in prima persona – vedi il capolavoro Dalla Testa ai piedi di Simone Cangelosi – , senza riuscire ad elaborare l’assunto attraverso la finzione.