“Il giorno del mio 42esimo compleanno ho preso un aereo per la California. In Italia non scarseggiava solo il lavoro, ma anche l’entusiasmo”. Piero Lorenzo oggi di anni ne ha 43 e venti mesi fa ha deciso di cambiare vita e ricominciare da zero. Nato a Tropea, da giovanissimo si è trasferito a Firenze per studiare economia, ma tra un esame e l’altro ha trovato la sua strada: “Ho iniziato a fare l’agente immobiliare e nel 2002 ho aperto la mia agenzia”, racconta. Lavoro che ha svolto ininterrottamente fino al 2015; nel mezzo, però, c’è stata la crisi economica e il conseguente declino del mercato immobiliare, da cui l’Italia fatica ancora a uscire. Tutte motivazioni che l’hanno spinto a chiudere i battenti della sua agenzia: “Dal 2008 in poi gli incassi sono scesi, c’erano sempre più problemi per riuscire a coprire le spese – ricorda -, e io sentivo il bisogno di ritrovare la mia grinta”.
E quando sua moglie, americana, si è ritrovata senza lavoro, Piero ha capito che era arrivato il momento di fare le valigie: “C’eravamo conosciuti a Firenze, dove lei insegnava teatro – ricorda -, poi la sua scuola ha chiuso per motivi economici e io ho spinto per lanciarci in questa nuova avventura”. Anche se l’idea di trasferirsi in California era allettante, all’inizio non sono mancate le perplessità: “Sapevo di dover ricostruire la mia carriera da zero, partendo da un livello di inglese non eccezionale – ammette -, ma ero felice di correre questo rischio”.
“Sapevo di dover ricostruire la mia carriera da zero, partendo da un livello di inglese non eccezionale, ma ero felice di correre questo rischio”
Così qualche mese prima di partire, Piero inizia a seguire un corso online per ottenere la licenza da agente immobiliare oltreoceano e intanto prende un po’ di contatti: “Appena sono arrivato a Santa Cruz ho sostenuto un colloquio con un’agenzia – racconta – e mi hanno assunto subito, soprattutto grazie alla mia lunga esperienza nel settore”.
La sua storia potrebbe già avere un lieto fine così, ma Piero intuisce che si può fare di più: “Qui le agenzie immobiliari sono organizzazioni con almeno cento dipendenti e non si lavora sui quartieri, ma con il mappamondo davanti” spiega. Grazie alla sua esperienza in Italia, Piero è riuscito a individuare un filone vincente: “Molti americani e canadesi sono innamorati del nostro Paese e sognano di comprare casa in Umbria o in Toscana per trascorrerci gli anni della pensione– racconta -, ma sono spaventati dalla burocrazia e dalla corruzione”.
“Qui le agenzie immobiliari sono organizzazioni con almeno cento dipendenti e non si lavora sui quartieri, ma con il mappamondo davanti”
Ed è qui che interviene Piero: “Quando un cliente si rivolge a me gli spiego che lavorando con serietà si può ottenere la massima trasparenza”, spiega. Senza contare che questo è un ottimo momento per acquistare: “Cerco di aiutare gli americani a comprare a prezzi vantaggiosi e gli italiani a non svendere le loro proprietà, proponendole su un mercato internazionale”, sottolinea. Una svolta inaspettata anche per lui: “Quando sono arrivato qui, pensavo di lavorare come un classico agente immobiliare, ma poi ho visto che questo modello funziona e sto cercando di perfezionarlo”, ammette. D’altronde gli Stati Uniti sono un sistema molto più aperto al cambiamento: “Qui se hai una buona idea sono disposti ad aiutarti, la concorrenza è sempre leale – sottolinea -, questo permette di ottenere buoni risultati, ma anche di avere uno stile di vita più rilassato”.
C’è poi un altro aspetto che ha colpito Piero in maniera positiva: “In America ti valutano per quanto vali, non per come ti vesti o per la macchina che guidi – ammette -, ho conosciuto persone molto ricche che si comportavano in maniera umilissima”. Una bella differenza rispetto al nostro Paese: “Da noi dovevo sempre tenere alta la guardia per non prendere qualche fregatura”, spiega. Ormai l’Italia è quasi solo un affare di lavoro: “Mi sento italiano e sono fiero di esserlo, ma nonostante la nostalgia per gli affetti e per il nostro calore umano, non penso che tornerò più. Una volta che superi lo scoglio di trasferirti in un nuovo Paese non vale la pena rifare il cammino all’inverso”.