La procura di Roma, dopo aver chiuso le indagini poco più di un mese fa, ha chiesto il rinvio a giudizio di 17 tra funzionari del dipartimento politiche sociali del Comune, imprenditori ed altri pubblici ufficiali, per un presunto giro di tangenti (soldi, assunzioni ed altre utilità), legato all’assegnazione di lavori in alcuni campi nomadi di Roma. È un’indagine parallela a quella sulla cosiddetta Mafia Capitale.
A rischio processo, tra gli altri, Emanuela Salvatori, funzionaria del Campidoglio già condannata a 4 anni di carcere per i suoi affari con Salvatore Buzzi. I pm di piazzale Clodio, Luca Tescaroli, Maria Letizia Golfieri, Edoardo De Santis e Carlo Lasperanza, contestano, a seconda delle posizioni e per fatti avvenuti tra la fine del 2013 ed il marzo 2014, i reati di corruzione, falso e turbativa d’asta. Tra gli indagati, oltre alla Salvatori, ci sono, gli imprenditori delle coop Roberto Chierici, Massimo Colangelo, Loris Talone e Salvatore di Maggio, i funzionari del Comune di Roma Alessandra Morgillo e Vito Fulco, nonché il vigile urbano Eliseo De Luca. Nel mirino degli inquirenti sono finiti gli appalti per lavori (bonifiche, installazione di servizi, ristrutturazioni) nei campi rom di Castel Romano, via Cesare Lombroso e via di Salone. Secondo l’accusa tra le altre utilità c’erano forniture di vino, buoni benzina e biglietti per spettacoli.
Nel processo Mafia capitale invece oggi i pm hanno depositato di sentenze di condanna passate in giudicato degli imputati Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Si tratta della sentenza con la quale la corte di assise d’appello di Roma, nell’aprile 1986, inflisse a Carminati cinque anni per due rapine compiute presso la Manhattan Bank e un’agenzia del Banco di Roma (bottino complessivo di 150 milioni di lire). Ci sono poi altre due sentenze, sempre nei confronti dell’ex Nar, una emessa a Milano per il possesso illecito di soldi e preziosi, e l’altra a Roma per una rapina ad un istituto di credito che fruttò ai banditi 168 milioni di lire. Tra le sentenze depositate anche quella che, nel 1987, condannò l’ex numero uno delle cooperative Buzzi a 14 anni e otto mesi per l’omicidio di Giovanni Gargano e la calunnia nei confronti di due esponenti delle forze dell’ordine che accusava di averlo picchiato per estorcergli la confessione del delitto. Buzzi, dopo la grazia ottenuta nel 1994 fu riabilitato nel 1998. I rappresentanti dell’accusa al processo per Mafia Capitale hanno depositato anche una sentenza di condanna emessa nei confronti di Riccardo Brugia, considerato braccio destro di Carminati, per aver preso parte a delle rapine.