Sembra quasi un paradosso, per chi non ha mai amato la Costituzione della Repubblica italiana. Eppure nel fronte eterogeneo del No al referendum, tra chi evoca rischi per la democrazia e teme per un accentramento dei poteri in caso di vittoria dei Sì il 4 dicembre, trova posto anche l’Unione monarchica italiana. “Dobbiamo sfatare un mito. Oggi le monarchie sono le migliori democrazie possibili. E noi ci ispiriamo ai modelli presenti in Europa e non solo, monarchie costituzionali e parlamentari, non certo assolute”, sbandierano dall’U.M.I. nel corso di un incontro nella sede nazionale a Roma. O meglio, quasi un ritrovo tra pochi “intimi”, con meno di dieci partecipanti. Anche se, rivendicano i vertici, “sono 70mila gli iscritti all’U.m.i., oltre 5 milioni i monarchici stimati in tutta Italia”. “E possiamo essere determinanti”, aggiunge il presidente Alessandro Sacchi, intervistato dal ilfattoquotidiano.it: “Noi non siamo nostalgici. Non vogliamo un uomo forte al comando, né una guida. Perché voteremo No? Può sembrare paradossale, ma il nostro non è un “No” in difesa di una Costituzione che resta antidemocratica, una Carta che abbiamo subito e che con l‘articolo 139 impone una Repubblica eterna, senza tenere conto dei 10 milioni e 200mila voti per la monarchia del 2 giugno 1946″, rivendica ancora Davide Colombo, segretario nazionale dell’Umi. Ma, insiste, “la riforma rischia di paralizzare il Paese”. E Matteo Renzi? Il giudizio dell’U.m.i. è critico, a dir poco, se non impietoso: “Tornerà sulle rive dell’Arno a pescare le ranocchie. In una casa reale, potrebbe fare il segretario o dirigere le cucine…”, provoca Sacchi. Il presidente ne ha per tutti, anche per il ministro delle Riforme: “Non riesco a immaginare che la Costituzione firmata da De Nicola, possa essere emendata dall’avvocato Boschi”. Per poi precisare: “Vorrei ricordare che un monarca non è un despota, ma è un capo dello Stato. Sudditi? Lo siamo, ma per scelta”, aggiunge. E in sala la linea è unanime: “Mai sudditi dell’attuale premier”