Il Parlamento europeo approva la risoluzione per chiedere la sospensione dei negoziati di adesione della Turchia, motivata dalle misure repressive adottate dopo il tentato golpe e dell’ipotesi della pena di morte. Ma Erdogan, dopo avere già bollato la decisione di Strasburgo come “voto senza valore”, continua a minacciare: “Se l’Europa si spingerà troppo oltre, permetteremo ai rifugiati di passare dai valichi di frontiera” verso i Paesi Ue.
E insiste: “Non avete mai trattato l’umanità in modo onesto e non vi siete occupati delle persone in modo giusto. Non avete raccolto i bambini quando (dopo essere annegati, ndr) nel Mediterraneo arrivavano sulle coste. Siamo noi che stiamo nutrendo circa 3,5 milioni di rifugiati in questo Paese. Voi non avete mantenuto le promesse. Quando 50mila rifugiati sono arrivati a Kapikule (la frontiere tra Turchia e Bulgaria, ndr) vi siete messi a urlare e a dire ‘Che faremo se la Turchia apre i valichi di frontiera?'”, ha aggiunto il presidente turco che, in caso di approvazione della bozza della Costituzione, potrebbe rimanere al potere fino al 2029. Il governo tedesco, però, decide di rispondere diplomaticamente e valuta “un comune successo” l’accordo Ue-Turchia sui migranti. Un patto che “è nell’interesse di tutte le parti”, ha detto a Berlino la portavoce Ulrike Demmer, ribadendo che l’Ue “resta ferma sui propri doveri dell’accordo e li adempie”. “Le difficoltà e le questioni critiche vanno affrontate e risolte attraverso il dialogo”, ha concluso Demmer.
Oggi la Turchia, che con Bruxelles ha siglato un accordo da 3 miliardi di euro, ospita nel suo territorio circa 2,7 milioni ci rifugiati siriani, un gesto di ‘buona volontà” in vista dei negoziati di adesione all’Ue che, avviati nel 2005, faticano ad avanzare. Da parte di Erdogan c’era anche il desiderio di ottenere la liberalizzazione dei visti in area Schengen per i propri cittadini. Ma anche su questo sono stati posti diversi ostacoli. La stretta autoritaria del governo di Ankara seguita al tentato colpo di Stato di luglio è servita ad aumentare le reticenze di molti Stati membri. L’arresto a inizio novembre dei vertici del partito filocurdo infine ha portato alla decisione di congelare le discussioni.
Già ieri secondo il quotidiano Turkish Minute il Primo ministro turco Binali Yildirim aveva biasimato la decisione di Bruxelles evidenziando che in questo momento la Turchia si sta impegnando “per proteggere l’Europa“, riferendosi sempre all’attuazione dell’Accordo sui migranti. “Se i rifugiati fossero lasciati di entrare, invaderebbero l’Europa. Noi stiamo evitando questo rischio” ha aggiunto, evidenziando che, se i rapporti tra l’Ue e la Turchia dovessero interrompersi, a rimetterci sarà l’Unione “di cinque o sei volte di più”. Di recente, Erdogan ha anche paventato un referendum popolare per chiedere direttamente ai cittadini se vogliono o meno che la Turchia entri a far parte dell’Ue. Allo stesso tempo ha già annunciato il suo piano B: se i negoziati continueranno ad arrancare, potrebbe rinunciare al progetto per guardare alla Sco, l’Organizzazione per la Cooperazione di Shangai, una sorta di ‘Nato asiatica‘.