Ribaltata una pronuncia negativa del Gip. Il primo cittadino è accusato di aver chiesto e ottenuto i voti del clan Loreto-Ridosso al quale avrebbe concesso favori e appalti, ma la misura cautelare è sospesa, in attesa dello scontato ricorso in Cassazione. Aliberti rischia il carcere, l’amministrazione comunale lo scioglimento per infiltrazioni mafiose
Il Tribunale del Riesame di Salerno ribalta una pronuncia negativa del Gip e ordina l’arresto del sindaco Pdl di Scafati Pasquale Aliberti. E’ accusato di aver chiesto e ottenuto i voti del clan Loreto-Ridosso al quale avrebbe concesso favori e appalti, ma la misura cautelare è sospesa, in attesa dello scontato ricorso in Cassazione. Aliberti rischia il carcere, l’amministrazione comunale lo scioglimento per infiltrazioni mafiose: il dossier Scafati è da tempo sul tavolo del ministro dell’Interno Angelino Alfano. Ora si arricchirà delle circa 50 pagine del Riesame presieduto dal giudice Gaetano Sgroia, che nell’accogliere il ricorso del pm della Dda Vincenzo Montemurro ha messo su carta motivazioni durissime. “Aliberti – si legge – può fare ancora accordi con la camorra, va arrestato perché è ancora sindaco e pertanto nell’adempimento del patto può continuare a erogare illegittimi benefici al clan”. Aliberti è accusato di corruzione elettorale con l’aggravante mafiosa in occasione delle elezioni amministrative nel 2013, e di voto di scambio politico-mafioso per le regionali del 2015, quando chiese e ottenne voti per la moglie, la consigliera regionale Pdl Monica Paolino, anche lei indagata. La Paolino presiedeva la commissione anticamorra del consiglio regionale della Campania. Si è dimessa quando le prime perquisizioni della Dia di Salerno (diretta dal tenente colonnello Giulio Pini) rivelarono nel settembre 2015 l’esistenza dell’inchiesta. Nella prossima settimana verrà sentita in Procura. Il perché dei due diversi capi di imputazione contestati ad Aliberti? La norma è cambiata nel 2014, da allora anche assunzioni e appalti, ovvero “altre utilità”, possono configurare un reato che prima necessitava di un passaggio di denaro. I giudici del Riesame hanno confermato la custodia cautelare anche per Gennaro e Luigi Ridosso, ritenuti elementi di spicco dell’omonimo clan, non disponendola invece per il fratello del sindaco, Nello Aliberti.
Secondo il pm Montemurro, Aliberti avrebbe beneficiato dei voti della camorra pure per la tornata amministrativa del 2008, e per le provinciali del 2011, usando voti inquinati e controllati dei clan che si sono alternati nel controllo del territorio. La ricostruzione inquirente dipinge Aliberti come un politico senza scrupoli che di volta in volta si appoggia al gruppo criminale più influente del momento: prima i Sorrentino e i Matrone, poi i Loreto-Ridosso, coi quali avrebbe iniziato a fare “affari” nel 2013. In quell’occasione il sindaco avrebbe promesso al clan un grosso appalto, senza però mantenere l’impegno. Così nel 2015, quando scende in campo la moglie, consigliera regionale uscente e in cerca di rielezione, Aliberti procede prima: con l’assunzione a marzo di Andrea Ridosso e poi l’affidamento – tramite la municipalizzata Acse – di un appalto alla Italy Service, una società costituita attraverso prestanomi e fuori Scafati, ma riconducibile ai Ridosso. Tutto combacerebbe: il vice presidente dell’Acse, infatti, è Ciro Petruzzi. Centinaia di intercettazioni coi Loreto e i verbali dei pentiti lo collegano al clan scafatese, Petruzzi sarebbe stato piazzato lì per assicurare gli interessi del sindaco e dei Loreto-Ridosso.
L’appalto di Acse a Italy Service è di aprile 2015: un mese prima del voto. “Ed è per questo motivo che il clan, nella persona di Luigi Ridosso, con la collaborazione di Andrea Ridosso, organizza un comizio elettorale privato per la Paolino nell’area antistante l’abitazione di Anna Ridosso”. Parteciparono più di cento persone. Sarebbe stato uno dei modi per ricambiare il piacere. Il pm ha depositato i verbali del ragioniere capo del Comune, Giacomo Cacchione e il Riesame li commenta così: “Rappresentano il grave e persistente condizionamento che ogni azione della pubblica amministrazione subisce in presenza di palesi infiltrazioni della criminalità organizzata, tanto da dover indurre un dirigente del settore competente a confessare una continuativa serie di omissioni di atti d’ufficio per assecondare gli ordini del sindaco Aliberti, volti a favorire inequivocabilmente esponenti della locale criminalità organizzata”. Aliberti si è sfogato sui social definendo “terribile” la decisione del Tribunale del Riesame. “Grazie per la vicinanza di questi giorni. Preferisco chiudermi nel silenzio degli affetti familiari. Un abbraccio a tutti”. In queste ore la sua pagina Facebook è invasa di messaggi di solidarietà e sostegno.