Nato all'Avana nel 1956, l'attore racconta al Corriere della Sera che Cuba e la sua cultura sono nel suo dna ma, dice, "non ho mai risparmiato critiche a Castro. Le diramazioni del suo potere sono infinite"
E’ nato all’Avana nel 1956, Andy Garcia, e Cuba e la sua cultura sono nel suo dna: “Sono l’essenza della mia identità, ma non ho mai risparmiato critiche a Castro. Ho sempre detto che Cuba è stata tradita, mistificata, usata da Fidel. Un dittatore. Non una icona rivoluzionaria“. Così l’attore in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Garcia racconta del padre costretto a emigrare a Miami: “Per anni mi ha spaventato e fatto soffrire vedere su tante magliette l’immagine di Castro “salvatore”, quando, invece, ha distrutto l’economia del mio Paese. Ho portato dentro di me per anni il dolore dell’esilio della mia famiglia per colpa di quello che, ripeto, ho sempre considerato un cattivo condottiero”. Ricordi d’infanzia quelli dell’attore, ricordi che non cancella dalla memoria: “Tutta la mia vita è stata segnata dalla nostalgia per Cuba“, dice, ma non ha intenzione di tornare nel suo Paese d’origine se non quando “finirà il regime”. E’ disincantato e consapevole, Andy Garcia: “Le diramazioni del potere di Castro sono infinite. Anche se siamo lontani dagli anni Sessanta che hanno ingiustamente idealizzato Fidel trasformandolo in una sorta di Robin Hood”.