Il no della commissione Bilancio era arrivato perché la misura veniva ritenuta troppo specifica e locale. "L’impegno politico dovrà essere onorato. Abbiamo un altro passaggio parlamentare al Senato. Si tratta di capire quali potranno essere le modalità di copertura per quella spesa in deroga" ha spiegato il deputato del Pd. Il ministro dello Sviluppo economico Calenda: "E' stata fatta confusione"
“I pareri contrari venivano dal governo”. Il deputato dem Mauro Guerra, relatore della legge di Bilancio, non gira attorno al punto. I 50 milioni di euro che Palazzo Chigi si era impegnato a destinare a Taranto per fronteggiare l’emergenza sanitaria sono ‘saltati’ per questo motivo. “La ricostruzione di Francesco Boccia corrisponde alla verità – spiega Guerra a ilfattoquotidiano.it – C’è stata una discussione all’interno del governo e quello è stato l’orientamento. Credo per una questione di tipo di copertura, non sul punto in sé”. Eppure le rassicurazioni erano arrivate anche dal capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, dopo la bocciatura dell’emendamento presentato dai deputati pugliesi, in testa il tarantino Ludovico Vico. Il no della commissione Bilancio era giunto perché la misura veniva ritenuta troppo specifica e locale. “Però – riflettono alcuni onorevoli dem – non sono gli stessi decreti Ilva a identificare quella di Taranto come una questione di rilevanza nazionale?”.
Fatto sta che i soldi per ora non ci sono e i contorsionismi del sottosegretario Claudio De Vincenti, tra i primi assieme al ministro Beatrice Lorenzin a garantire negli scorsi giorni che il governo avrebbe affrontato l’emergenza sanitaria della città jonica, raccontano di una storia che al momento si fa fatica a comprendere. “L’impegno politico dovrà essere onorato. Abbiamo un altro passaggio parlamentare al Senato. Si tratta di capire quali potranno essere le modalità di copertura per quella spesa in deroga – aggiunge Guerra – Bisogna trovare una concordanza sulle modalità, questo è il punto. A volte la si trova rapidamente, in altri casi è più complicato”. La polemica, intanto, è scoppiata e non accenna a smorzarsi. Perché in ambienti regionali, anche interni al partito, la motivazione profonda viene ricondotta alle posizioni del governatore Michele Emiliano sul referendum del 4 dicembre. Sibilline in questo senso sono state le dichiarazioni di Boccia al Corriere della Sera: “Temo che qualcuno abbia confuso le vicende politiche con gli interessi di una comunità. Non si fa”.
E lo stesso Boccia aveva risposto anche a De Vincenti (“Strumentalizzazione per coprire la più totale inadeguatezza del servizio sanitario pugliese”), bollando quello del sottosegretario come “inspiegabile nervosismo” e dicendosi sorpreso per la sua “mutazione”. All’affastellarsi delle motivazioni per giustificare l’assenza di quello stanziamento che avrebbe permesso alla Regione Puglia di assumere medici e impegnare risorse per l’acquisto di strumentazioni, in deroga al decreto ministeriale 70, si è aggiunta quella di Carlo Calenda. Per il ministro dello Sviluppo Economico, sulla questione Taranto “è stata fatta confusione, perché un conto era un fondo che era stato fatto per stabilizzare in tutta Italia i giovani medici e gli infermieri, con credo 150 milioni e 50 dei quali venivano staccati solo per Taranto, ovviamente con un danno per tutte le altre province, una cosa è dire che si debba fare un piano di rafforzamento sulla sanità di Taranto su cui il ministro Lorenzin ha già detto di essere d’accordo”. Secondo la ricostruzione di Calenda, quindi, un terzo dei fondi nazionali sul punto sarebbe dovuto finire nella città vessata dall’Ilva, nella quale uno studio epidemiologico della Regione ha evidenziato numeri fuori scala di malattie di vario tipo e un’impennata dei ricoveri tra i bambini residenti nei quartieri più vicini al siderurgico: “Il problema è trovare lo strumento giusto perché è impensabile prendere un terzo di tutto il fondo di stabilizzazione per Taranto, facciamolo con un altro strumento”, ha concluso il ministro.
Ma la polemica interna al partito non si placa, almeno in Puglia. È tornato a farsi sentire il segretario provinciale Costanzo Carrieri, che aveva annunciato la sospensione di tutte le iniziative di sostegno al Sì al referendum: “Renzi venga a Taranto a prendere precisi impegni sulle deroghe e sulle somme da stanziare per la sanità tarantina, per il personale e le strumentazioni che servono data la condizione di emergenza che viviamo – afferma – Non ci bastano le dichiarazioni del sottosegretario De Vincenti e del ministro della Sanità Lorenzin. Taranto merita un impegno solenne e preciso”. Ricordando al premier che “per due anni e mezzo abbiamo sostenuto con convinzione la sua azione”, Carrieri mette un punto fermo: “In questa circostanza non possiamo segnare il passo. C’è bisogno che lui ci metta la faccia come noi che viviamo qui e come Pd subiamo giustamente le contrapposizioni e lamentele dei cittadini”. Anche perché, aggiunge ancora il segretario provinciale, “Taranto nella legge di Bilancio è stata già penalizzata”, mentre “sarebbero avanzati con grande velocità gli stanziamenti di ingenti risorse per la Regione Campania, per risanare l’Agenzia di trasporto locale della regione governata dal presidente De Luca e in Calabria sono stati stanziati 50 milioni per la stabilizzazione degli Lsu”. Come dire: quando vuole, il Governo sa bene dove trovare i soldi.