L'istituto senese è arrivato a cedere più del 13% nel giorno in cui prende il via la conversione in azioni delle obbligazioni subordinate. A picco anche gli altri titoli bancari italiani
Monte dei Paschi di Siena è crollata a Piazza Affari fin dall’avvio delle contrattazioni, nel giorno in cui sono partite le manovre per il salvataggio dell’istituto che ha chiuso la seduta con un -13,8 per cento. E ha trascinato al ribasso anche tutti gli altri bancari, a partire da Carige (-9,27%), Bper (6,58%), Banco Popolare (-5,50%) e Bpm (-5,04%) seguite da Unicredit (-4,5%), Intesa (-3,2%) e Ubi (-2,63%). Un andamento che ha affondato la Borsa di Milano, maglia nera d’Europa con una chiusura a -1,81%. Non brillante, poi, l’andamento dei titoli di debito dello Stato con i rendimenti dei Buoni poliennali del Tesoro (Btp) a dieci anni che hanno registrato una nuova fiammata, ma hanno poi chiuso a 2,06% e il differenziale di rendimento con gli omologhi tedeschi (spread) che in giornata era salito a 192 punti, il massimo dal marzo 2014, sul finale è sceso a quota 186 punti, contro i 190 di venerdì.
Il Monte, ottenuto il via libera della Consob, ha dato il via alle 14 all’offerta di conversione in azioni diretta ai possessori di bond subordinati. Il consiglio di amministrazione la settimana scorsa aveva fissato a 24,9 euro il prezzo massimo a cui verranno convertite in azioni le obbligazioni subordinate oggetto dell’offerta: un valore che tiene conto della decisione di raggruppare le azioni nel rapporto di 1 a 100. Da lunedì 28, dunque, il numero dei titoli della banca è sceso da 2,93 miliardi a 29,3 milioni. Il periodo di adesione all’offerta di conversione terminerà alle ore 16 del 2 dicembre, salvo proroga. Generali ha fatto sapere che convertirà tutti i bond subordinati in proprio possesso e di aver valutato “favorevolmente” l’iniziativa.
Mps scrive in una nota che adotterà presìdi e obblighi di condotta particolarmente “cautelativi” durante il periodo di offerta di conversione: “Anche al fine di gestire in maniera rafforzata il conflitto di interessi legato al doppio ruolo di intermediario e offerente/emittente”, si legge, l’istituto assumerà nei confronti della clientela un atteggiamento “non proattivo, astenendosi dal raccomandare o consigliare l’adesione all’offerta”. La valutazione di adeguatezza dell’adesione, poi, sarà “bloccante“, ossia l’adesione alla conversione non sarà consentita al cliente in caso di esito negativo. In più “al fine di evitare riprofilature degli investitori strumentali volte ad assicurare il buon esito del giudizio di adeguatezza, è stato deciso di utilizzare i questionari MiFID in essere al 30 settembre 2016 o comunque i parametri più cautelativi (più bassi) rilevati nei questionari presenti nel periodo compreso tra il 30 settembre 2016 e il giorno dell’adesione”. Mps ha inviato ai propri clienti possessori dei titoli interessati dalle offerte una comunicazione per informarli dell’operazione “con evidenza dei conflitti di interesse e con un rimando ai contenuti riportati nella documentazione d’offerta”.
La conversione dei bond subordinati è uno dei pilastri del piano di salvataggio dell’istituto. Gli altri due tasselli sono la cessione massiva di crediti deteriorati e l’aumento di capitale di Mps, che dovrebbe partire dopo il referendum costituzionale del 4 dicembre – mercati permettendo – e su cui è intervenuta anche la Commissione europea. “L’esercizio che è stato intrapreso è pienamente in regola con le norme Ue: ogni iniezione addizionale di capitale deve essere prima raccolta sul mercato o da altri attori privati, e questo è l’approccio in corso”, ha spiegato il vicepresidente Valdis Dombrovskis, precisando che “a questo stadio” l’operazione è sotto la tutela della vigilanza bancaria. Nel prospetto sulla conversione Mps ha inoltre fatto sapere di aver accantonato 627 milioni di euro a copertura di rischi legali, che possono raggiungere un totale di oltre 8 miliardi di euro per le possibile cause civili che la banca potrebbe trovarsi ad affrontare. La Bce potrebbe inoltre chiedere ulteriori rettifiche di valore sui crediti in sofferenza, con un impatto significativo sui conti della banca e sulla sua situazione finanziaria. Il regolatore ha inoltre chiesto alla banca di presentare un piano di finanziamento dettagliato per ogni anno fino al 2018 per la liquidità indebolita. Il presidente della Bce, Mario Draghi, interpellato dagli europarlamentari ha sottolineato che agire sulle turbolenze in Borsa delle banche italiane, che potrebbero far inciampare la ricapitazzazione di Rocca Salimbeni, non è nelle “competenze” della Banca centrale.