Riguardo ai 50 milioni destinati a Taranto e ‘spariti’ nottetempo, in un solo colpo il presidente del Consiglio Matteo Renzi è riuscito a dare del bugiardo a Francesco Boccia, al relatore della legge di Bilancio Mauro Guerra, pure lui del Pd, e a tutti i deputati pugliesi eletti con il suo stesso partito. Oltre a certificare che le parole del sottosegretario Claudio De Vincenti e del ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda non contano nulla. La verità di Renzi è questa: “È il presidente della commissione Bilancio che ha dichiarato inammissibile quell’emendamento, siamo alla mistificazione della realtà, noi siamo pronti a discutere al Senato”.
Ora, è bene ricordare quanto hanno dichiarato invece gli esponenti del Pd negli scorsi giorni. Non uomini della minoranza, riottosi e pronti a sgambettare il presidente del Consiglio, ma renziani di ferro, uomini di governo oppure osservanti delle disposizioni del partito sul referendum e allo stesso tempo retti come Boccia, appunto. La storia, secondo la loro viva voce, è andata così. E finora nessuno aveva chiamato in causa l’emendamento bocciato di cui oggi parla Renzi, che è esistito davvero. Peccato però che non sia il punto finale della vicenda. Che in realtà è andata così:
1 – I deputati pugliesi del Partito Democratico presentano in commissione un emendamento alla legge di Bilancio che richiede una deroga al decreto ministeriale 70 affinché Taranto possa affrontare la sua emergenza sanitaria. Primo firmatario è l’onorevole Ludovico Vico, tarantino. Con lui ci sono: Michele Pelillo, Dario Ginefra, Salvatore Capone, Gero Grassi, Elisa Mariano, Michele Bordo, Liliana Ventricelli, Colomba Mongiello, Franco Cassano, Alberto Losacco e Federico Massa. L’emendamento viene stralciato dal presidente della commissione Boccia: è ritenuto inammissibile perché localistico. Qui, secondo Renzi, ma solo secondo lui, finisce la storia. Che invece continua. Come, lo hanno raccontato lo stesso Boccia e proprio i deputati pugliesi. Ludovico Vico ha detto a Repubblica Bari: “Alla inammissibilità io e i colleghi abbiamo fatto ricorso, che non è stato accolto se non nella parte compensativa, ovvero la richiesta fatta da me e i colleghi di 50 milioni”.
2 – Ancora Vico: “Il presidente del gruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, ha dichiarato che il relatore avrebbe presentato l’emendamento lungo la scia di quello originario. Sono stato lì in commissione due giorni e due notti per salvaguardare gli interessi di Taranto e dei tarantini. Ma quell’emendamento non è mai arrivato in commissione”.
3 – Eppure esisteva, perché, lo ha raccontato Boccia alla tv de ilfattoquotidiano.it, “era nella mia cartella e in quel relatore”, ovvero il dem Mauro Guerra. Ma nella notte tra mercoledì e giovedì, quando gli emendamenti del relatore sono arrivati in commissione, puf!, non c’era più. Secondo Boccia, nonostante l’ok del ministero dell’Economia e delle Finanze. Boccia accusa Palazzo Chigi di non aver dato l’ok.
4 – E non è l’unico. Che si sia trattato di una decisione presa dall’alto, lo ha confermato a ilfattoquotidiano.it, lo stesso relatore della legge di Bilancio, Mauro Guerra: “I pareri negativi sono arrivati da Palazzo Chigi, la ricostruzione di Boccia ricalca la realtà”, ci ha detto domenica il deputato del Pd.
5 – La ricostruzione è avallata pure dalla lettera che i deputati pugliesi del Pd, tutti, compresi iper-renziani, hanno indirizzato al presidente del Consiglio quando è scoppiato il caso. Ecco una parte del testo: “Ora, il recente e mancato emendamento del relatore in commissione Bilancio non corrisponde alle aspettative della comunità jonica, alla quale in diverse circostanze diversi rappresentanti del nostro governo avevano dato rassicurazione”. Ribadiamo, perché forse il presidente del Consiglio non ha ancora letto quanto scritto dai suoi deputati: “Mancato emendamento del relatore”. Quindi, dopo la bocciatura del primo emendamento, ne era previsto un altro di Mauro Guerra.
6 – Venerdì ha anche parlato, più volte e con dichiarazioni sempre più su di giri, il sottosegretario De Vincenti. Sabato è toccato al ministro Calenda. Nessuno dei due ha mai accusato di “mistificazione della realtà” o ascritto la mancanza della misura per Taranto alla bocciatura da parte di Boccia del primo emendamento presentato.
Dunque, Presidente, vorremmo capire: Boccia ha finora raccontato una storia inesistente? È a conoscenza del “mancato emendamento del relatore in commissione Bilancio” di cui parlano i deputati pugliesi del Pd? O forse non ha letto la loro lettera? Perché né il sottosegretario De Vincenti né il ministro Calenda hanno legato, nelle scorse 72 ore, la mancanza di quei soldi alla bocciatura del primo emendamento? Sono tutti questi suoi colleghi di partito e di governo disinformati o “mistificatori della realtà”?
Oppure la domanda era e continua ad essere solamente una: perché Palazzo Chigi ha deciso di non accordare quella deroga a Taranto, rimandandola, per ora, al Senato?