Facciamo una prova. Chi di voi sa dirmi l’articolo 8 della Costituzione? C’è qualcuno invece che si ricorda almeno l’argomento dell’articolo 9? Facciamola facile: quanti sono quelli che sanno a memoria l’articolo 3 della nostra Carta? “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla Legge…”.

E poi? In questi giorni in cui non si fa altro che parlare di lei, la Costituzione, mi son trovato spesso a fare l’interrogazione a chi ho incontrato per strada, negli incontri sulla scuola, tra i colleghi e gli amici. Non ho chiesto l’articolo 70 tanto discusso con la riforma “Boschi-Renzi” ma i primi dodici, le fondamenta del patto che lega gli italiani dal primo gennaio 1948.

Non ho domandato cosa sapessero dell’articolo 71 che coinvolge direttamente il popolo nella proposta di Leggi ma i principi fondamentali della nostra Carta. Pochi conoscono la sostanza di questi articoli: oltre il 3° cala il silenzio. Qualcuno ricorda l’incipit dell’11 “L’Italia ripudia la guerra” ma nulla di più.

Sappiamo a memoria le tabelline, le preposizioni, i dieci comandamenti ma non conosciamo i capisaldi del nostro essere cittadini. Non sappiamo l’abc della nostra vita.
Eppure qual è l’obiettivo della scuola? Per me resta quello di formare dei cittadini. Ogni giorno quando entro in classe guardo Marco, Luigi, Paolo, Giovanni, Sonia, Mara, Giulia e penso che un giorno potranno, grazie anche a ciò che ho insegnato loro, essere un bravo infermiere, un onesto sindaco, un corretto magistrato, un’attenta professoressa o un appassionato prete ma prima di tutto dei cittadini. E per esserlo serve conoscere e comprendere la Costituzione sapendo almeno i primi dodici articoli come le tabelline e le preposizioni. Alla scuola spetta questo compito.

Il maestro Mario Lodi che nel 2008 riscrisse la Costituzione per i bambini ci ricordava: “A Barbiana, nella scuola di don Milani, e in tante altre scuole erano esposti gli articoli della Legge in cui si parla di valori, di principi e di diritti civili come spunti programmatici per una scuola formativa, moderna e libera. Nel 1948 quando la Costituzione fu promulgata, i sindaci la esposero per tutto l’anno nella sala comunale; sarebbe bello e significativo se in occasione del sessantesimo anniversario fosse ancora esposta non solo in tutti i comuni ma anche in tutte le scuole della Repubblica”.

Un invito che non ho lasciato cadere: nelle mie aule accanto ai disegni, ai poster sugli egizi e i sumeri, alla carta fisica dell’Italia e al planisfero ci sono i primi dodici articoli che stiamo studiando uno a uno perché “a scuola – come scriveva il maestro di Vho di Piadena – i bambini possono imparare a vivere ogni giorno da cittadini liberi e responsabili”.

Nelle nostre scuole non dovrebbero mancare strumenti come i libri di Gherardo Colombo come Sei Stato tu? o Le regole raccontate ai bambini o ancora Luigino racconta la Costituzione di Luigi Guzzo o E’ un gioco da ragazzi di Domenico Facchini e Corrado La Grasta.

Le occasioni per farla conoscere non mancano. Ma prima di tutto la dobbiamo sapere noi grandi. Dobbiamo diventare dei “missionari” della nostra Costituzione perché c’è un pericolo: “Se la Costituzione non è conosciuta – scriveva Colombo – e non è conosciuta bene, è impossibile che le persone la rispettino. Senza accorgersene continuano a comportarsi come se non esistesse, e la società continua ad avere la forma di una piramide”.

Ecco, prima di cambiarla forse mi sarei aspettato un impegno concreto e vero per farla conoscere altrimenti alcuna modifica non ha senso, diventa un cambiamento imposto da un’oligarchia che non crede ad una società della Costituzione.

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