'Ischia Geotermia Srl' vuole costruire una centrale geotermica sull'isola e si è rivolta all'Osservatorio vesuviano dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, con il quale il 3 agosto ha stipulato una convenzione del valore di 30mila euro. La beffa: secondo l'istituto, l'azienda "riconosce che i dati acquisiti a seguito delle esplorazioni effettuate (…) potranno essere liberamente utilizzati da Ingv per scopi scientifici e/o di protezione civile"
Ricercatori pagati con i soldi della Protezione civile per tenere sotto controllo l’attività vulcanica e tellurica nell’isola di Ischia, impiegati invece dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) per studiare la fattibilità della costruzione di una centrale geotermica privata. Un impianto su cui grava forte il sospetto che, inserito in un contesto fortemente sismico come quello dell’isola campana, possa addirittura innescare terremoti. La storia va avanti dal 3 agosto e IlFattoQuotidiano.it l’ha scoperta perché è entrato in possesso di una lettera interna all’istituto in cui la vicenda viene raccontata. La lettera è stata spedita il 13 ottobre da Claudia Troise, prima ricercatrice Ingv di Napoli, a quattro destinatari: il presidente Ingv Carlo Doglioni, il direttore dell’Osservatorio Vesuviano, Francesca Bianco, il direttore della Struttura ambiente Ingv, Leonardo Sagnotti, il responsabile Ufficio programmazione, Fabio Florindo. Nella missiva vengono segnalati al vertice dell’Istituto una serie di fatti ritenuti anomali, ma non risulta che essa abbia ricevuto una risposta.
La vicenda si intreccia con la storia della costruzione della centrale geotermica a Serrara Fontana sulle falde del monte Epomeo. Un progetto che tiene banco da mesi a Ischia, che secondo i propugnatori sarebbe a “ridotto impatto ambientale” e che prevede un “impianto di produzione di energia elettrica alimentato dal liquido geotermico estratto da due pozzi di produzione e reiniettato nel sottosuolo in un altro pozzo”. L’idea è sostenuta da una società privata che si chiama Ischia Geotermia, ma ha molti oppositori, a cominciare da buona parte degli abitanti, gli operatori turistici ed economici e infine scienziati autorevoli. Tutti quanti assai preoccupati perché sanno benissimo che è puro azzardo costruire una centrale geotermica a Ischia, isola ballerina al massimo grado, colpita in passato e anche di recente da terremoti spaventosi con distruzioni e morti. Almeno 12 sismi censiti dalla letteratura scientifica, il primo nel 1228 per arrivare a quello più grave in assoluto di Casamicciola del 28 luglio di 133 anni fa, 2.313 morti, per finire al sisma più recente del 2008 e alle scosse recentissime di settembre.
Secondo il geologo Franco Ortolani che studia i fenomeni sismici da molti anni e che si occupò anche del terremoto in Irpinia del 1980 “l’area interessata al progetto è già notoriamente sismica naturalmente. La reiniezione di fluidi estratti (cioè proprio la tecnica prevista per la centrale in questione, ndr) può causare sismicità indotta con eventi di magnitudo fino a 2,4″. Ortolani ricorda che “un terremoto di magnitudo 2,3 nel 2008 con ipocentro a poche centinaia di metri dalla zona che sarebbe interessata alla reiniezione di fluidi in pressione, ha determinato effetti fino al quinto grado della scala Mercalli in una vasta area di Forio“, che è uno dei comuni dell’isola. “E’ il caso di abbandonarsi a una sorta di io speriamo che io me la cavo?”, ha sintetizzato lo scienziato.
Per conferire una base scientifica al suo progetto, Ischia Geotermia si è rivolta all’Osservatorio vesuviano dell’Ingv con il quale il 3 agosto ha stipulato una convenzione del valore di 30mila euro per studiare la faccenda. L’Osservatorio ha deciso di utilizzare tre giovani ricercatori pagati con fondi della Protezione civile. Decisione che secondo quanto ha scritto nella sua lettera la ricercatrice Troise sarebbe anomala per tre motivi, tutti e tre molto gravi e seri. Il primo riguarda la “legittimità di impiegare ore di lavoro di tre ricercatori a tempo determinato da rendicontare totalmente sui fondi della Protezione civile”. Il secondo motivo concerne “l’opportunità di impegnare per cifre oggettivamente esigue (30 mila euro) il nome e le facilities di un prestigioso Ente di ricerca per attività che proprio recentemente sono oggetto di ampie discussioni scientifiche e politiche”. Il terzo elemento anomalo è inerente “all’assenza di una procedura di validazione da parte dell’Ente di risultati che saranno poi inevitabilmente utilizzati per giustificare determinate attività a scopo industriale“.
Per l’Istituto di geofisica e vulcanologia non ci sono problemi, è tutto regolare. A richiesta, l’Ingv ha inviato a IlFattoQuotidiano.it una lunga nota firmata dalla direttrice dell’Osservatorio vesuviano, Francesca Bianco. Corredata da una postilla intimidatoria: “Codesto quotidiano è obbligato a riportare fedelmente l’intero testo esplicitato dall’Istituto”. In caso contrario c’è la sorprendente minaccia di querela. In quello scritto Ingv precisa che le attività commissionate da Ischia Geotermia all’Osservatorio “risultavano essere di grande rilevanza e impatto per il Dipartimento di Protezione civile in quanto finalizzate ad acquisire nuovi dati sperimentali e a definire i modelli necessari allo sviluppo degli scenari di pericolosità sismica e vulcanica per l’area investigata”. Proprio per l’importanza della ricerca l’Osservatorio ha ritenuto di utilizzare “personale esperto”, cioè “tre ricercatori con contratto su fondi Protezione civile-Ingv”. Inoltre “Ischia Geotermia Srl riconosce altresì che i dati acquisiti a seguito delle esplorazioni effettuate … potranno essere liberamente utilizzati da Ingv Osservatorio Vesuviano per scopi scientifici e/o di protezione civile”.