Sehr geehrter Herr Minister Schaeuble (Gentile Signor Ministro Schaeuble),
anche Lei fa parte di quei Re Magi che in questi giorni arrivano al presepe del referendum per dire al popolo italiano come votare. Dovrei dire che molti di noi la trovano un’interferenza piuttosto bizzarra. Ma preferisco richiamarmi a ciò che ci unisce. Siamo entrambi cittadini europei e abbiamo in comune una madre tedesca. Ho passato la mia adolescenza in Germania e ho sperimentato fin da piccolo ciò che è importante per i suoi concittadini. Il senso di responsabilità. La correttezza. Il senso civico.
Quello che mi chiedo è perché Lei consigli a noi italiani di accettare ciò che a Lei e ai suoi connazionali (che fanno parte anche della mia storia) farebbe orrore.
Voi avete un Senato – il Consiglio Federale – in cui siedono di diritto i governatori delle Regioni e i delegati votano secondo la linea del governo regionale: una vera voce dell’autonomia locale.
Perché Lei ci vuole imporre un Senato di gente, che verrà a Roma di tanto in tanto per fare un lavoro part-time, votando ognuno come gli pare, secondo un mosaico di interessi personali e partitici senza vincolo di mandato regionale? Per questa strana compagnia varrà in Italia l’immunità non per quello che diranno nell’aula del Senato, ma per tutto ciò che faranno anche come consiglieri regionali e persino come sindaci. Accetterebbe in Germania una mostruosità del genere?
E accetterebbe che vi siano dieci differenti modi secondo cui una legge può fare la navetta tra Camera e Senato in contrasto con la declamata semplificazione? Accetterebbe che il governo mentisse dichiarando che si risparmiano 500 milioni di euro, quando con la riforma del Senato la spesa si riduce soltanto di 50 milioni?
Ho riletto in questi giorni la sua Costituzione. Sobria e chiara come quella italiana. Qualcuno le ha tradotto il progetto di riforma, scritto nel linguaggio burocratico di un condominio a cominciare dal mostruoso articolo 70? Modificare le Costituzioni può essere necessario e opportuno e non a caso è previsto dalle stesse costituzioni. Ma sono operazioni da fare con chiarezza e finezza, non presentando un rozzo minestrone di 47 modifiche.
Lei vive in un Paese di federalismo praticato con ordine. Perché nella nuova Costituzione italiana – oltre alla giusta ripartizione dei compiti fra Stato e Regioni – dovrebbe valere una fumosa “clausola di interesse nazionale” senza alcun limite e definizione, che espropria totalmente le Regioni dai poteri di tutela del territorio a partire dalla salvaguardia del paesaggio e dei beni culturali?
Lei potrebbe rispondermi che tutto questo è vero e persino che Lei lo sa, ma che l’ “interesse politico” del suo governo è che Renzi rimanga al timone.
Vorrei capirlo meglio questo interesse. Perché non mi pare che risponda agli standard europei. In un Paese, dove l’evasione fiscale (“ostacolo allo sviluppo”, certifica la Confindustria) si colloca tra i 180 e i 270 miliardi, non piace a molti di noi italiani un primo ministro, che nel discorso di insediamento del suo governo il 24 febbraio 2014 non menziona mai – legga bene: mai – la lotta agli evasori fiscali. Un premier che definisce demagogicamente come “vessatoria” l’attività dell’agenzia incaricata di riscuotere le tasse, annuncia la sua “rottamazione” e poi le cambia semplicemente il nome. L’anno scorso la legge di Stabilità ha cancellato il raddoppio dei termini di accertamento dell’Iva e delle imposte sui redditi persino nei casi in cui il contribuente sia stato denunciato per un reato fiscale. Non mi pare un governo riformista, che ci avvicini alle buone pratiche europee.
E ancora. Andrebbe bene in Germania un premier che ai vertici europei tace e poi va in conferenza stampa ad attaccare l’Unione europea. E soprattutto corrisponde ai criteri tedeschi un primo ministro, che a Bruxelles chiede eccezioni di bilancio per miliardi in nome dell’emigrazione e del terremoto e poi si scopre in patria che le spese stanziate sono di molto inferiori?
Mi piacerebbe capire meglio qual è la “stabilità” tanto desiderabile nel governo Renzi che Lei appoggia. Il nostro premier ad esempio è stabilissimo nel non avere cambiato di un millimetro la mostruosità di un modello di prescrizione, che non si interrompe nel momento in cui inizia il processo. Dopo mille giorni di “governo delle riforme” abbiamo ancora in Italia un sistema giudiziario che vanifica il lavoro degli investigatori e premia sistematicamente criminali di ogni tipo, anche di quei reati economici che Le stanno a cuore.
Vorrei mi svelasse un piccolo segreto: succede anche in Germania che il Consiglio dei ministri decida una legge finanziaria, che nessun ministro conosce esattamente, di cui il giorno dopo non esiste un testo preciso e che per due settimane non venga trasmessa al Parlamento come richiedono le norme fondamentali? Nella Roma del suo Renzi le cose vanno così.
Non Le chiedo, Signor ministro, di credermi a occhi chiusi. Può informarsi in poche ore. Ma soprattutto abbia fiducia nel giudizio di un galantuomo che Lei conosce bene: il senatore Monti. Ha detto che in questa riforma costituzionale gli aspetti peggiorativi superano gli elementi positivi. Gli creda. E non si lasci fuorviare da consiglieri male informati.
Cordialmente