Una lettera di Francesco Caruso, presidente della corte nel maxiprocesso Aemilia, accende lo scontro emiliano sulle Riforme: "Chi vorrà spiegare la riforma ai ragazzi, dovrà dire che questa riforma è fondata sui valori 'del clientelismo scientifico e organizzato', del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo". Replica l'ex vicepresidente della Camera: "Non vorrei essere un cittadino o un politico schierato per il Sì, che fosse costretto a sottoporsi al suo giudizio in tribunale"
Un giudice che critica aspramente la riforma della Costituzione. E un politico che su Twitter giudica le sue parole “deliranti”. Da una parte il presidente del tribunale di Bologna Francesco Caruso, dall’altra l’ex segretario del Partito popolare italiano e oggi nel Pd, Pierluigi Castagnetti. È successo tutto in poche ore. Venerdì 29 novembre, sulle pagine della Gazzetta di Reggio compare una lettera firmata da Caruso. Cosa c’entra il magistrato con Reggio Emilia? Fino a poche settimane fa Caruso era a capo del tribunale reggiano e ancora oggi, nonostante il trasferimento a Bologna, rimane presidente della corte nel maxi-processo di ‘ndrangheta Aemilia.
Ma torniamo alla lettera sul quotidiano. Il giudice ha attaccato la riforma della Costituzione: “Una maggioranza spuria e costituzionalmente illegittima non può cambiare la costituzione trasformandone l’anima, rubando la democrazia ai cittadini. E non basta il plebiscito dell’eventuale vittoria del Sì a sanarne i vizi di legittimità. I sinceri democratici che credono al Sì riflettano. Nulla sarà come prima e voi sarete stati inesorabilmente dalla parte sbagliata, come coloro che nel 1943 scelsero male, pur in buona fede”. Poi Caruso affonda: “Con il Sì non avremo più una Costituzione, ma un atto di forza. E chi vorrà spiegare la riforma ai ragazzi, dovrà dire che questa riforma è fondata sui valori ‘del clientelismo scientifico e organizzato’, del voto di scambio, della corruzione e del trasformismo, con un governo che lega le provvidenze a questo o a quello al voto referendario”. Ed è a questo punto che il magistrato cita il caso della assemblea in cui il presidente campano Vincenzo De Luca parla del sindaco di Agropoli e delle clientele: “Martedì sera a San Giovanni in Persiceto avrò l’onore di sostenere il No con il grande scienziato professor Vincenzo Balzani già candidato al Nobel. Credo che in fondo si tratta di scegliere anche tra un premio Nobel e il signor Franco Alfieri, sindaco di Agropoli, specialista in voto clientelare”.
Alle parole di Caruso è arrivata subito la reazione del reggiano Pierluigi Castagnetti, oggi nel Pd, ex vicepresidente della Camera, in queste settimane in prima fila a sostenere la riforma. “Un delirante manifesto per il No del nuovo presidente del tribunale di Bologna. Ma è consentito a un giudice delirare?”, ha twittato. Poi intervistato dalla stessa Gazzetta l’ex parlamentare torna a battere sul punto: “Non mi aspettavo degli argomenti e un linguaggio di questa natura. Un magistrato non può dimenticare di essere una persona terza fra le parti in causa. Non vorrei essere un cittadino o un politico schierato per il Sì, che fosse costretto a sottoporsi al suo giudizio in tribunale”.
Poi l’ex leader dei Popolari precisa: “Non entro nel merito delle convinzioni personali di Caruso, ma contesto il modo in cui egli le ha espresse”. Infine la critica finale: “Un magistrato anche quando non è nell’esercizio delle sue funzioni non deve eccitare gli animi e provocare una degenerazione del confronto. Neppure Antonio Ingroia è mai arrivato a tanto. Quando si arriva al punto di offendere gli elettori la misura è colma”.
A difesa di Caruso è intervenuto il Movimento 5 stelle. Prima, con una nota stampa, i due parlamentari Alfonso Bonafede ed Enrico Cappelletti definiscono le parole di Castagnetti “minacciose e gravissime”. “Cosa dice Graziano Delrio?” scrivono poi i due parlamentari. Castagnetti nella nota viene definito il “padre politico” del ministro delle Instrastrutture, e in effetti tra i due politici, entrambi di area cattolica, il legame politico fu fortissimo negli anni da sindaco di Delrio nella città più rossa d’Italia. Nella discussione è intervenuto anche Luigi Di Maio, che su Facebook evoca le parole di Caruso: “Una riforma figlia della corruzione”, ha scritto il vice presidente della Camera. “Queste sono le parole del presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso. Noi del Movimento 5 stelle ve lo avevamo detto, lo sosteniamo da tanto tempo: questa riforma creerà più corruzione”.