Una giunta “senza visione”, le cui recenti decisioni destano “forti perplessità in molti”. L’ultima bocciatura all’operato di Virginia Raggi viene dall’Acer, l’Associazione dei costruttori edili romani. Ma stavolta non è proprio una sorpresa: il Movimento 5 stelle si è sempre dichiarato acerrimo nemico del cemento e dei “palazzinari”, a partire dal no ai “Giochi del mattone”, come era stata ribattezzata la candidatura di Roma 2024. E infatti la Raggi ha preferito non partecipare all’incontro, pur essendo stata invitata. Ma l’assessore all’urbanistica Paolo Berdini, presente al posto della sindaca, ha ammesso che “Roma è ferma”. E dall’uomo meno allineato della squadra di governo del Campidoglio sono arrivate persino delle parole che suonano come una specie di rimpianto per le Olimpiadi: “Se io avessi 3 miliardi, più o meno quanti ne erano in programma per i Giochi, questa città cambierebbe molto”.
Sono passati quasi sei mesi da quando Virginia Raggi si è insediata in Campidoglio e “al momento ci risulta impossibile percepire con chiarezza in che cosa consista la visione immaginata per la Roma futura”. Edoardo Bianchi, presidente dell’Acer, non è stato tenero nei confronti dell’amministrazione a guida 5 stelle durante l’assemblea annuale dell’associazione all’Auditorium. “Il messaggio uscito dalle urne è stato chiaro: progettare la rivoluzione della città, ma alcuni recenti fatti hanno destato forti perplessità in molti”, ha detto il numero uno dei costruttori romani. Arrivando addirittura già ad ipotizzare una crisi: di questo passo “sfiducia e malcontento rischiano di incrinare fortemente il patto fiduciario che lega tanti cittadini all’Amministrazione”.
La critica dell’Acer è a 360 gradi: si va dal bilancio di previsione 2017, non ancora approvato e già oggetto di contestazione (“Se dovessero essere confermati questi fondi, chiudiamo l’assessorato ai Lavori pubblici perché non avrà nulla da fare”), alle nomine della sindaca a cui l’associazione rinfaccia di non aver trovato il nuovo capo di gabinetto (“Mancano ancora alcune figure apicali, imprescindibili per dare concretezza all’azione amministrativa”). Insomma, una “sonora bocciatura” – come la definiscono le opposizioni ed in particolare il Pd – di cui del resto non è difficile individuare le ragioni.
Ai costruttori non sono andati giù i “No” che la Raggi ha già detto in questi suoi primi mesi. A partire ovviamente da quello alle Olimpiadi di Roma 2024: “Sarebbe stata un’importante occasione di sviluppo, da gestire con risorse altrui ma coerentemente con le necessità della città”. Ma anche il dietro front sulla costruzione delle Torri all’Eur: “Una vicenda che ci ha sbalordito: un progetto di riqualificazione autorizzato e poi annullato”.
In Campidoglio, però, la vedono diversamente: la lotta al cemento è uno dei temi fondamentali del programma del Movimento 5 stelle (e infatti su una possibile riduzione delle cubature si trascina anche la trattativa per il nuovo stadio della Roma, su cui potrebbe aprirsi un altro caso). Non a caso, probabilmente, la Raggi non era presente in platea. “L’avevamo invitata dallo scorso luglio ma non è venuta, lo diciamo con un pizzico di delusione”, sottolineano gli organizzatori.
C’era invece Paolo Berdini, assessore all’Urbanistica, che oltre a portare i saluti della sindaca, ha ammesso che “questa città è ferma, non dà segni di vita, non è dinamica”, cercando di distendere i rapporti. “Siete una forza produttiva importante che può trasformarsi nel punto di svolta per la Capitale: vi proporrò un patto per lavorare insieme”.
Le differenze comunque restano, e difficilmente costruttori e M5s potranno essere in sintonia, specie dopo il no alle Olimpiadi. Su una cosa però i due fronti sembrano concordare: le risorse attuali, quelle a disposizione nelle casse del Comune e già stanziate per il 2017 nel prossimo bilancio di previsione, non possono bastare per la ripresa della Capitale. Per questo – come anticipato da Berdini – “presto presenteremo il patto per Roma”. Dopo il referendum del 4 dicembre, però. Quando a Palazzo Chigi potrebbe anche non esserci più Matteo Renzi, almeno così si augurano in Campidoglio.