Anas Bahsa, 24 anni, era direttore dell'organizzazione "Space for Hope" che collabora con 12 scuole nella parte est della città sotto assedio fornendo supporto psicologico. Intanto 224 organizzazioni della società civile hanno lanciato un appello alle Nazioni Unite perché prendano provvedimenti per fermare gli attacchi ai civili
Si vestiva da clown per regalare sorrisi ai quasi 100mila bambini di Aleppo est che vivono il dramma della guerra e dell’assedio: Anas al Basha, 24 anni, è stato ucciso da un ennesimo raid aereo che ha preso di mira i quartieri ancora sotto il controllo dell’opposizione. Operatore dell’associazione ‘Space for Hope‘, il giovane è stato vittima di un bombardamento aereo sferrato nel quartiere di Mashhad, ad Aleppo est. Si stima che siano circa 200mila le persone che vivono in questa area, oggetto di una violenta offensiva militare del regime intenzionato a riprendere l’intero controllo della città, divisa dal 2012 con i ribelli. “Viveva per far ridere i bambini e per renderli felici nell’orrore del posto più pericoloso”, ha scritto su Facebook Mahmoud al-Basha, fratello della vittima. “Anas si era rifiutato di lasciare Aleppo e aveva deciso di continuare il suo lavoro come volontario, per aiutare i civili e consegnare regali ai bambini nelle strade in modo da dar loro speranza”.
L’associazione Space for Hope collabora con 12 scuole ad Aleppo e fornisce supporto psicologico a oltre 365 bambini che hanno perso un genitore o entrambi. “Spesso – ha ricordato Samar Hijazi, operatrice della stessa organizzazione – Anas improvvisava scenette travestito da clown per rompere il ghiaccio tra i bambini”. Ma ora l’organizzazione ha deciso di sospendere l’attività. Almeno per il momento. “Tutti noi che ci occupiamo di bambini – ha aggiunto l’operatrice umanitaria – siamo esausti, e dobbiamo trovare la forza per fornire sostegno psicologico e continuare nel nostro lavoro”.
Oggi, le Nazioni Unite hanno fatto sapere che almeno 30.000 persone sono fuggite dai quartieri di Aleppo est, raggiungendo quelli occidentali sotto il controllo governativo, mentre 400 feriti gravi hanno bisogno di una “evacuazione immediata” per poter essere curati. Proprio mentre la situazione si aggrava, 224 organizzazioni della società civile hanno inviato un appello sulla Siria agli stati membri delle Nazioni Unite. “Il Consiglio di sicurezza – si legge nel testo inviato – ha tradito i siriani. In quasi sei anni di conflitto, quasi mezzo milione di persone ha perso la vita e 11 milioni sono state costrette a lasciare le loro case. Di recente, i governi della Siria e della Russia e i loro alleati hanno portato a termine attacchi illegali nei quartieri orientali di Aleppo, dove sono intrappolati 250.000 civili. I gruppi armati di opposizione a loro volta hanno attaccato con colpi di mortaio e altri proiettili i quartieri di Aleppo ovest anche se, secondo l’Alto commissario Onu per i diritti umani, gli attacchi indiscriminati contro la parte orientale della città da parte delle forze governative e dei loro alleati sono responsabili della stragrande maggioranza delle vittime civili”.
Nell’appello si evidenzia come tentativi di “porre fine a queste atrocità e di chiamare a risponderne i responsabili” siano stati “ripetutamente bloccati dalla Russia”, che continua a esercitare il suo diritto di veto. L’inviato speciale per la Siria – prosegue la nota -, Staffan de Mistura, ha chiesto che le Nazioni Unite non permetteranno “un’altra Srebrenica, un altro Ruanda, una possibilità che tristemente siamo in grado di vedere davanti a noi se qualcosa non verrà fatto”. Tuttavia, sottolineano le organizzazioni, non si vedono segnali che la “paralisi del Consiglio di sicurezza termini presto”. Per questo le organizzazioni firmatarie sollecitano gli stati membri delle Nazioni Unite a richiedere la convocazione di una sessione speciale di emergenza dell’Assemblea generale, con l’intento di chiedere “la fine degli attacchi illegali contro Aleppo così come contro altre zone della Siria e l’accesso umanitario immediato e non ostacolato in modo che aiuti vitali possano arrivare a tutti coloro che ne hanno bisogno. Gli stati membri dovrebbero anche prendere in considerazione possibili soluzioni per portare di fronte alla giustizia i responsabili dei gravi crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti coinvolte nel conflitto”. L’appello delle organizzazioni conclude: “La mancanza d’azione non dovrebbe far parte delle opzioni possibili. Gli stati membri delle Nazioni Unite devono usare tutti gli strumenti diplomatici a loro disposizione per fermare le atrocità e proteggere milioni di civili siriani. La storia giudicherà severamente coloro che non lo faranno”.