“Dobbiamo attendere di conoscere la tesi difensiva sul significato dell’agenda. – ha commentato con cautela il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo – Agli inquirenti, intanto, il suo contenuto è parso molto significativo in chiave accusatoria. E se dovesse essere confermata l’ipotesi che vi sono indicati 27 anni di tangenti, per oltre 2 milioni di euro, troverebbe una triste conferma anche il mio sospetto secondo cui le aziende, in genere, preferiscono pagare e tacere”
C’è un’agenda che fa tremare parecchi imprenditori e, forse, anche qualche funzionario pubblico. Perché in quelle pagine sono annotate cifre, date e sigle. È stata trovata in casa di Michele Candreva, coordinatore della commissione opere provvisorie del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, arrestato a Roma il 18 novembre scorso nell’ambito di un’inchiesta che la Procura di Udine ha avviato all’inizio dell’anno nell’ipotesi di corruzione internazionale a carico dell’amministratore delegato della società friulana Pilosio.
All’apparenza in quell’agenda, sotto la lente de finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Udine, c’è la contabilità delle tangenti. Allo stato è solo un’ipotesi investigativa. Candreva, 56 anni, originario della provincia di Cosenza, si occupava di concedere i nullaosta per la vendita di ponteggi industriali e civili. I suoi guai giudiziari si devono alle bustarelle per 5.135 euro che, secondo la Procura di Udine, avrebbe ricevuto tra maggio e agosto da due tecnici della Pilosio spa di Feletto Umberto, finiti agli arresti domiciliari.
Le date nell’agenda sembrerebbero riferirsi a incontri avvenuti in numerose aziende in Italia. Le cifre riguarderebbero da un lato le spese sostenute per i viaggi (Candreva ci andava quando era in ferie o a riposo), dall’altro somme percepite dalle stesse aziende. A quale titolo? È questo che i finanzieri stanno cercando di capire, anche perché l’arco delle annotazioni è molto ampio, alcune decine anni, quando Candreva era impiegato in altri settori dell’amministrazione pubblica. Il sospetto è che i pagamenti servissero ad oliare favori nella chiusura delle pratiche. Il totale non è da poco, visto che sfiora i due milioni in più di 25 anni.
“Dobbiamo attendere di conoscere la tesi difensiva sul significato dell’agenda. – ha commentato con cautela il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo – Agli inquirenti, intanto, il suo contenuto è parso molto significativo in chiave accusatoria. E se dovesse essere confermata l’ipotesi che vi sono indicati 27 anni di tangenti, per oltre 2 milioni di euro, troverebbe una triste conferma anche il mio sospetto secondo cui le aziende, in genere, preferiscono pagare e tacere”.
Il procuratore si è così tolto un altro sassolino nella polemica con il presidente di Confindustria di Udine, Matteo Tonon. Qualche giorno fa De Nicolo aveva dichiarato: “Anche in questa vicenda nessun aiuto ci è arrivato dai privati coinvolti”. Tonon aveva replicato: “Ci sono tantissimi imprenditori, in Friuli, che si alzano ogni mattina, lavorano sodo fino a tarda sera per il bene delle loro aziende e dei dipendenti e sono ligi alle regole. Mi preoccupo quando leggo certi messaggi del tipo ‘le imprese non rispettano la legalità’. Sono davvero preoccupato, perché non si può generalizzare”. Candreva è assistito dall’avvocato Giulia Bongiorno che ha chiesto al riesame di Trieste la revoca degli arresti nel carcere di Regina Coeli. Nel filone d’inchiesta (soldi ricevuti dalla Pilosio) per ora sono coinvolti solo l’ingegnere Claudio Sairu di Udine, consulente esterno della società, e il responsabile dell’ufficio tecnico Federico Bortolussi di San Giorgio di Nogaro. Ma non è detto che nelle prossime settimane l’inchiesta si possa allargare.