Ogni anno all’approssimarsi del 1° dicembre, giornata mondiale di lotta all’Aids, si ripete uno stanco e scontato rituale con al pubblicazione dei dati sull’andamento dell’infezione nel mondo. Il rischio è di essere sommersi da numeri accompagnati da qualche frase di circostanza. E’ utile invece, anche attraverso i numeri, individuare i punti critici e le relative responsabilità.

1. Oggi circa il 50% delle persone infettate del virus Hiv non hanno accesso ad alcun farmaco antiretrovirale a causa dei costi elevati stabiliti da Big Pharma; la stragrande maggioranza di costoro vive in Africa, ma situazioni simili sono presenti ovunque, anche nell’Ue. Si moltiplicano le iniziative di ong, Fondazioni e istituzioni, ma nessuno, tra coloro che potrebbero farlo, osa mettere in discussione gli accordi sulla proprietà intellettuale, i TRIPs, stabiliti dell’Organizzazione Mondiale del Commercio che, lasciando la proprietà del brevetto per 20 anni alla casa farmaceutica che ha prodotto il nuovo farmaco, permettono a tale azienda di agire in condizione di monopolio e di poter determinare a suo totale piacimento il prezzo. Un’ingiustizia istituzionalizzata, sostenuta dai governi e non certo compensata dal proliferare di iniziativa caritatevoli.

2. Un’ingiustizia destinata ad amplificarsi. La vittoria di Trump ha avuto come primo effetto, non collaterale, l’impetuosa crescita in Borsa non solo della Pfizer ma di tutto il comparto farmaceutico che ha fortemente finanziato la campagna elettorale del futuro presidente il quale ha più volte dichiarato che si opporrà ad ogni intervento pubblico finalizzato a calmierare il costo dei farmaci. Ed i prezzi definiti negli Usa costituiscono la base per la contrattazione in tutto il mondo.

3. Le persone in terapia in Italia sono oltre 60.000 e il loro numero è destinato ad aumentare molto velocemente, infatti recentemente l’UnAids ha approvato delle nuove linee guida che indicano la necessità di iniziare la terapia con farmaci antiretrovirali all’inizio dell’infezione, appena si ha la consapevolezza di essersi infettati e non in una fase più tardiva come stabilito precedentemente. Questo comporterà un aumento significativo dei costi anche nel nostro Paese, dove il costo/anno per una persona varia tra i 7000 e i 12.000 euro, e non è un caso che alcune regioni abbiano già lanciato l’allarme. Ma da parte del governo tutto tace, Big Pharma continua ad essere intoccabile.

4. Nonostante la diminuzione realizzatasi nell’ultimo anno, circa 3.500 persone si sono infettate con il virus HIV in Italia nel 2015. Non siamo di fronte a un destino immodificabile. Ma in Italia da anni è stata cancellata qualunque campagna di prevenzione. La prevenzione all’Aids non può essere limitata ad un giorno, trasformando il 1° dicembre in un nuovo San Valentino; la prevenzione è una cosa seria da realizzarsi con continuità durante l’anno e non uno strumento per rifare l’immagine a qualche ministro o assessore. Una prevenzione efficace produce una diminuzione di nuove infezioni, di sofferenze umane e di soldi pubblici. Già questo non sarebbe poco.

5. Gran parte delle persone che ricevono una diagnosi di Aids scopre solo in quel momento di essere sieropositiva e quindi di aver convissuto a lungo con il virus senza saperlo, rischiando di trasmetterlo e perdendo anni importanti di cura. Non solo, almeno un quarto delle persone sieropositive in Italia non sa di esserlo. Sarebbe sufficiente rilanciare una campagna per favorire l’accesso al test e per garantire, come prevede la legge, che sia effettivamente gratuito e che sia garantito l’anonimato. Realizzarla non sarebbe né difficile, né dispendioso.

6. Scomparso il battage pubblicitario attorno al cosiddetto “Vaccino (preventivo) italiano contro l’Aids” del quale non si ha più notizia (ma ci è voluto un libro denuncia per rompere l’omertà glorificante che per oltre 15 anni lo ha sostenuto) i fondi pubblici per la ricerca sull’Aids, e non solo, continuano ad essere ridotti al lumicino; ma su questo aspetto è inutile dilungarsi, ripeterei solo denunce che si susseguono da tempi immemorabili nell’indifferenza di chi potrebbe modificare la situazione.

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