Salah Eddine Bensalim, 25enne nato in Marocco, per anni ha venduto strofinacci e tovaglie sul bagnasciuga a San Salvo, in Abruzzo. Finita la stagione tornava a casa. E nel 2011 è riuscito a trasferirsi in Francia, dove si è laureato e lavora per una grande azienda di lavori pubblici. "Il mio sogno? Tornare nel mio Paese"
A settembre è tornato in vacanza a San Salvo, in Abruzzo, su quella spiaggia dove aveva fatto il commerciante ambulante per ben dieci anni, da quando era un bambino. Tra i “vu cumprà” più precoci della riviera adriatica: vendeva, insieme al padre, strofinacci e tovaglie. Da tre anni Salah Eddine Bensalim, 25enne nato a Khouribga, in Marocco, vive a Parigi e non vende più biancheria da cucina per le strade, ma fa l’ingegnere elettrico. Merito di un titolo di studio arrivato dopo anni i sacrifici macinati a San Salvo: d’estate a lavorare sul bagnasciuga, d’inverno a sgobbare sui libri in Marocco. E nel 2011 la partenza per la Francia, prima a Besançon poi a Parigi. Obiettivo università.
“D’estate io e la mia famiglia ci trasferivamo dal Marocco a Montaquilla, in Molise, ma ogni giorno facevamo la spola con San Salvo. Novanta chilometri in bus o in treno, dal martedì alla domenica – racconta Salah -. Portavo i prodotti sulle spalle, merce buona e a buon mercato, che rivendevo al doppio. Sotto il sole e sulla sabbia, per mantenermi gli studi e aiutare mio padre”. Anni sfibranti ma non infelici: “Ho servito tanti clienti, e mi sono fatto tanti amici italiani, francesi, tedeschi, inglesi. Mi sono sempre sentito benvoluto, e non ho mai subito sulla mia pelle episodi di razzismo”.
Prima la maturità scientifica e una laurea in Ingegneria elettrica, in mezzo l’Erasmus in Lettonia. E oggi Salah mette a frutto la sua qualifica in una grande azienda francese di lavori pubblici. È assistente ingegnere elettrico, in attesa di diventare ingegnere qualificato in un paio d’anni. E la sua sede di lavoro non è più una gimcana tra gli ombrelloni, ma il Parc des Expositions: “Mi manca la mia famiglia, mi manca l’Italia – continua-, ma qui sto bene. Parigi è una città che mi ha accolto e che corre sempre veloce”. Salah è musulmano e ha visto di persona le conseguenze, sociali e psicologiche, degli attentati del Bataclan. “Al lavoro però non è cambiato nulla, e i francesi conoscono bene la differenza tra un Islam di pace e concordia e il fondamentalista. Gli autori di questi attacchi non sono veri musulmani: tradiscono il Corano. L’Islam non è una religione di sangue”.
E poche settimane fa Salah è tornato a salutare i suoi vecchi amici a San Salvo: “Ho fatto un giro sulla spiaggia, e si sono mostrati tutti entusiasti di rivedermi e di sapere che ce l’ho fatta. L’anno prossimo ripasserò a trovarli, e magari noleggerò un ombrellone o una palma come tutti gli altri”. E ricorda qualche episodio della sua vita da ambulante. Come quella volta in cui un gruppo di turisti non riusciva a ricordare il titolo “‘di quel libro che inneggia al cinismo e all’ipocrisia del potere’. Intervenni io – ricorda – che ero di passaggio: ‘Parlate per caso del Principe di Machiavelli?’. Rimasero tutti stupiti”.
Il futuro però, non lo vede in Francia, ma in Marocco. “Voglio contribuire allo sviluppo del mio Paese, che è già in crescita”. Parla fluentemente quattro lingue: francese, inglese, arabo e italiano, e adesso sta imparando anche lo spagnolo. Ama viaggiare. Segue con passione la politica. Tifa Juventus e Real Madrid. E lo guida un obiettivo: “Credere sempre ai propri sogni e lavorare sodo ogni giorno affinché possano realizzarsi. Ne va anche dell’immagine del mio paese”.