Televisione

Referendum in tv: il quiz dove la soluzione è un monosillabo

La lunga campagna televisiva per il Sì e per il No del 4 dicembre, più spettacolare che contenutistica. Con l’acquolina in bocca degli addetti ai lavori.

Davide Venturi

Cosa c’è di peggio se non trasformare l’attualità in quiz. Un quiz particolare dove il quesito dal lungo respiro richiede un monosillabo come soluzione. Dove nessuna risposta è sbagliata. Ognuno dei concorrenti presenti in tv ha una manciata di secondi per convincerti se un Sì o un No sia la risposta più giusta. Via al sorteggio per chi inizia per primo, poi il countdown con un gong finale. E se l’avversario ha avuto qualche istante in più, tutto viene ridiscusso con i secondi di recupero. Non è un nuovo format, caro Marra, è solo che da un mese a questa parte ho assistito all’ibridazione della politica referendaria con il peggior quiz. E questa elaborazione televisiva ha dato il peggio di sé ricordano e sottolineando la cosa più sbagliata. Il Tempo impiegato per dirlo è più importante della Qualità del come viene detto. Così, la tv castrata dall’apparente correttezza della Par Condicio, si ritrova con un ulteriore sgambetto dalla rete che ha cercato, più delle tv, di fare informazione.

L’impressione è che questo sistema così garantista ha finito per uccidere l’informazione e l’analisi, l’impressione è di avere digerito i contenuti dei dibattiti referendari prima di averli masticati. Come nel calcio: si inizia undici contro undici, ma alla fine vince sempre la Germania…

Riccardo Marra

Caro Venturi, c’è un meme esilarante diventato virale in rete. L’immagine mostra la porta terrificante del film Shining, ma stavolta la scritta insanguinata non recita REDRUM, contrario di murder (“omicidio”) come nel caso di Kubrick, ma REFEREDRUM. Insomma, si gioca, si scherza, lo sfottò è servito! Ma mica tanto. Cioè, il voto del 4 dicembre è una cosa seria da sdrammatizzare, è una piccola facile guerra civile. Cose c’è di più pop in una contrapposizione tra Sì e NO? Cosa c’è di più polarizzante? E i contenuti politici? – dici tu. Beh, “quella roba lì” non è mai stata prerogativa delle televisione italiana, diciamoci la verità. Quindi hai ragione, l’uso della Par Condicio in TV è pirotecnico e colorato. È il pulsante rosso da premere, il countdown, le cuffie nelle orecchie. Ma – senti senti – comunque non ne farei a meno! Sai perché? Perché ricordo una televisione di fine secolo in cui le campagne elettorali venivano filtrate a mo’ di messaggi subliminali tra lo spot di una pentola e di un materasso. Messaggi promozionali non richiesti. Endorsement goffi. Ibridi indigesti. Oggi, quantomeno, sai cosa stai guardando, sai quanto dura, sai quali sono le parti. E poco importa se non capisci nulla, tanto alla fine vince sempre la Germania. Ecco.