Decine di campioni del calcio mondiale sono stati inchiodati da un’inchiesta del network European Investigative Collaborations, di cui fa parte il settimanale del gruppo De Benedetti che domenica 4 dicembre inizierà ad alzare il velo sui contratti milionari tra club e giocatori che fanno svanire in un intreccio di società e banche i loro guadagni milionari
Dall’offside all’offshore è un attimo, uno scatto. Quello che hanno compiuto decine di campioni del calcio mondiale verso diversi paradisi. Sono ora stati inchiodati da un’inchiesta del network European Investigative Collaborations, di cui fa parte L’Espresso. Il settimanale in edicola domenica 4 dicembre inizierà ad alzare il velo sui contratti milionari tra club e giocatori che fanno svanire in un intreccio di società e banche svizzere i loro guadagni milionari. Diversi i club italiani coinvolti: Juventus, Inter, Milan, Roma, Napoli, Torino e Palermo. I loro nomi figurano nel gigantesco archivio (1,8 terabyte) fornito al Der Spiegel da una fonte anonima assieme a quello di diverse star mondiali, tra cui anche alcuni pezzi da novanta della Serie A. In ottima compagnia, visto che il primo focus de L’Espresso sui Football Leaks parte da Cristiano Ronaldo, Josè Mourinho e Jorge Mendes, chiacchierato procuratore di decine di calciatori di primo livello, ora messo spalle al muro dall’inchiesta alla quale hanno lavorato per otto mesi circa 60 giornalisti associati all’EIC.
Ronaldo, 150 milioni verso Svizzera e Isole Vergini – Il campione del Real Madrid, secondo quanto emerso dai Football Leaks, ha trasferito nel 2009 i suoi diritti d’immagine alla società Tollin Associates, con sede nelle Isole Vergini Britanniche, un paradiso fiscale dei Caraibi. Un modo per aggirare il Fisco che ha permesso a Ronaldo di incassare, quasi esentasse, circa 70 milioni di euro di proventi delle sponsorizzazioni. Tra la Spagna e i Caraibi, i soldi sono transitati attraverso due società irlandesi, la Mim e la Polaris, quest’ultima riconducibile al suo procuratore Jorge Mendes, alle quali erano di fatto intestati i contratti pubblicitari. Una cifra ancora maggiore, 74 milioni di euro, sono stati intascati dal portoghese attraverso un contro svizzero alla fine del 2014, dopo aver ceduto i diritti sulla propria immagine relativamente al quinquennio 2015-2020 a Peter Lim, uomo d’affari figlio di un pescivendolo di Singapore, molto vicino a Mendes e più volte interessato all’acquisto di club europei. Il suo nome venne anche accostato al Milan nell’aprile 2014.
Mou, tra Caraibi e Nuova Zelanda – Come Ronaldo, anche Josè Mourinho si è attivato per trasferire i suoi guadagni in un paradiso fiscale nel 2004. Dopo l’ingaggio da parte del Chelsea, lo Special One ha ceduto i diritti sulla propria immagine alla società Koper Services, con sede nelle British Virgin Island, altro paradiso fiscale dei Caraibi. Dopo gli oltre 2 milioni di euro finiti in questa società tra il 2004 e il 2009, nei sei anni a seguire ne sono piovuti altri 8,1 che Mourinho ha ricevuto dal Real Madrid pagando appena il 6 per cento di tasse. La Koper Services, ha ricostruito L’Espresso, fa riferimento alla fondazione Kaitaia Trust, con sede in Nuova Zelanda, costituita dall’attuale allenatore del Manchester United nel 2008 e della quale sono beneficiari la moglie e i figli. E dove è registrata la Koper Services? A Road Town, sull’isola di Tortola, in un palazzo di due piani a Vanterpool Plaza. Lo stesso indirizzo della Tollin Associates di Cristiano Ronaldo. Neanche a Madrid, dove il loro rapporto non è mai stato idilliaco, sono stati così vicini. Potere degli affari e miracoli di Jorge Mendes, che si è affrettato a dichiarare tramite la sua Gestifute che entrambi sono in regola con il Fisco in Spagna e in Inghilterra.