Domani si vota per il referendum. Su una cosa forse saremo tutti d’accordo: non si vota per il destino di Renzi o Grillo, ma per la Costituzione che è molto di più, perché rappresenta il destino di tutti noi. Ragioniamo quindi nel merito, sull’oggetto della riforma, senza parlare di schieramenti, senza ripetere slogan. Ognuno di voi che leggete ormai avrà le proprie convinzioni. Chi scrive, ammesso che possa interessare, ha provato a mettere in fila le ragioni del proprio voto.
Una cosa, però, proprio non mi va giù. E sta a monte, prima di tutto, perfino prima dell’oggetto del referendum. Da settimane assistiamo infatti allo spettacolo sconcertante di politici che vanno in giro promettendo denari a tutti. Verrebbe da chiedere dove li prendano, se non siano come Totò e Peppino nella Banda degli Onesti che stampavano in casa le banconote. Ma la questione è ancora più seria: viene il dubbio che qualcuno pensi di strappare il “Sì” alla Riforma pagandolo in denaro. E’ l’offesa più grande che si possa fare a un elettore: non trattarlo come un cittadino, ma come una prostituta.
Non parliamo, ovviamente, di chi deve vendere il proprio corpo per vivere. Ma di chi prostituisce le proprie idee, le convinzioni per mantenere una posizione di potere, per ottenere una carica, per fare un film o un programma televisivo. Di chi orienta il voto sulla Costituzione – il più importante che ci sia – vedendo quanti soldi gli arrivano in tasca, quante strade gli costruiscono sotto casa. Questo sì che è grave e imperdonabile.
Ma gli italiani non venderanno le proprie idee per quattro denari. Non siamo così, vero?