Dovranno essere rideterminate le pene per le tangenti della Sanitopoli abruzzese che videro l’ex parlamentare e presidente dell’Abruzzo Ottaviano Del Turco, condannato in primo grado a nove anni e sei mesi e in secondo a quattro anni e due. La Cassazione ha infatti annullato con rinvio la condanna d’appello in relazione all’accusa di associazione a delinquere, ma ha confermato le tangenti con l’imputazione di induzione indebita che prima della legge Severino rientrava nel reato di concussione. Ad accusare Del Turco, che fu arrestato il 14 luglio 2008 per una lunga serie di reati tra cui anche la corruzione, l’abuso e falso, l’ex titolare della clinica privata Villa Pini di Chieti, Vincenzo Angelini, che rivelò ai magistrati di aver pagato tangenti per 15 milioni di euro in cambio di favori. Tra il primo e l’appello alcune accuse sono cadute, gli episodi corruttivi sono passati da 24 a 6 e davanti ai supremi giudici è arrivata l’associazione a delinquere finalizzata all’induzione indebita, che è stata confermata. Il giro di denaro, alla fine, è stato quantificato per Del Turco e gli altri imputati in 800mila euro. Tre le “dazioni” di denaro per l’ex parlamentare.

Atti a Perugia per rideterminazione della pena
Gli atti ora verranno inviati alla Corte di appello di Perugia. Ma la prescrizione maturerà prima della fine del prossimo anno. I magistrati umbri dovranno rideterminare il trattamento sanzionatorio per Del Turco, gli altri imputati, tra i quali l’ex assessore abruzzese alla sanità, Gabriele Mazzocca, e altri funzionari e componenti della vecchia giunta di centrosinistra, caduta sotto i colpi di questa inchiesta. Il legale di Del Turco, l’avvocato Giandomenico Caiazza, e le difese degli altri imputati, hanno sottolineato come le accuse fossero state mosse da un “bancarottiere seriale, condannato a più di 20 anni di reclusione per una distrazione di fondi pari a 105 milioni di euro”. “Spero che questo incubo termini e che a Ottaviano Del Turco sia restituita interamente la piena dignità: è un galantuomo che non ha mai preso nemmeno un euro di tangenti, è una ‘riserva’ della Repubblica e non si può distruggere una persona senza nessuna prova”, aveva sottolineato l’avvocato Giandomenico Caiazza nella sua arringa. Angelini però è stato ritenuto credibile dai giudici di appello che lo hanno assolto dall’accusa di corruzione, dopo che in primo grado era stato condannato a tre anni e sei mesi.

Per il pg della Cassazione Aldo Policastro, che durante la requisitoria aveva chiesto la conferma della sentenza d’appello, Del Turco, insieme con amministratori della sua giunta, ha commesso “abuso esplicito dei suoi poteri, in riferimento alla grave situazione di dissesto finanziario in cui si trovata l’imprenditore Angelini”. L’accusa ha definito  “esplicite” le modalità delle richieste di tangenti. Tra gli imputati e l’imprenditore, ha proseguito il pg “non c’era nessuna par condicio contrattuale”. Quella nei confronti di Angelini, titolare di alcune cliniche convenzionate con la Regione, è stata una “azione preordinata per ricattarlo subdolamente” come emerge dalla “trattativa sulla vendita della clinica Villa dei Pini”.

L’ex procuratore: “Confermata corruzione”, la difesa: “Si accontenta di poco”
“La Cassazione ha confermato definitivamente il reato di corruzione, che era il cuore dell’inchiesta: il passaggio di denaro c’è stato, e questo conferma la correttezza del processo” dice l’ex procuratore capo della Procura di Pescara, Nicola Trifuoggi, all’epoca capo del pool che insieme ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli, diedero il via all’indagine. “Ora la Corte d’Appello di Perugia dovrà solo ricalcolare la pena dopo che è stato invece cancellato il reato di associazione per delinquere – chiude Trifuoggi – ma si tratta di un argomento tecnico per rimodulare la condanna, condanna che è definitiva“.

“L’ex procuratore di Pescara esulta per la sentenza della Corte di Cassazione nei confronti di Ottaviano Del Turco. In fondo, lo apprezzo: sapersi accontentare di poco una virtù” scrive in una nota il legale Caiazza. “La Giustizia italiana, e le connesse risorse pubbliche necessarie, sono state impegnate per anni di processi e migliaia di pagine di verbali ad occuparsi delle strabilianti prove sul falso ideologico nella prima cartolarizzazione; su abusi di ufficio per budget provvisori manipolati, emendamenti legislativi segretamente modificati, documenti indebitamente sottratti alla legittima conoscenza pubblica, ispezioni sanitarie illegittime, ed una congerie di altre simili fandonie. Tutto questo al fine di prendere per ben 21 volte denaro da Angelini, per oltre 6 milioni di euro, dei quali nessuno ha saputo fornire prova nemmeno per un centesimo”. Sottolineando le sentenze della Corte di Appello, della Cassazione, il legale ricorda che “residuano, galleggiando incomprensibilmente il quel mare di assurdità, tre dazioni di denaro che Del Turco avrebbe richiesto ed ottenuto Dio sola sa perché. Il dottor Trifuoggi ci si lancia sopra, brandendole per cantare vittoria. È il degno finale di questa tragica farsa”.

Ottaviano Del Turco: “Una montagna di fango”
“La montagna di prove che doveva schiacciarmi, si è dimostrata per quello che era: una montagna di fango” dice Del Turco. “Quando sei sommerso da una montagna di fango e riesci a non soffocare è quasi impossibile che non ti rimanga addosso qualche schizzo. Già la corte di appello mi aveva assolto da tutti i reati di abuso e di falso ideologico. E da 18 delle 21 fantasiose dazioni di denaro che avrei ricevuto, e delle quali non è mai stato trovato un solo euro. Ora si dissolve anche l’associazione per delinquere. Non trovo in questa vicenda nessun altro senso, se non la evidente necessità di dare una parvenza, seppure grottesca, di giustificazione alla infamia che ha travolto una giunta regionale democraticamente eletta e con essa la vita mia e di molti di noi”.

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