Si tratta del primo contatto a questi livelli dal 1979, quando Washington ha rotto le relazioni diplomatiche con Taipei. Il colloquio ha costretto la Casa Bianca a ricordare che l'unico governo cinese che gli Stati Uniti riconoscono è quello di Pechino che avverte: "Evitare scossoni inutili"
Una telefonata che rischia di compromettere i rapporti tra Pechino e Washington quella tra Donald Trump e la leader di Taiwan Tsai Ying-wen. La Cina ha presentato una protesta formale contro gli Usa per il colloquio. “C’è solo un’unica Cina nel mondo e Taiwan è un’inseparabile parte del territorio cinese. Il governo della Repubblica popolare cinese – ricorda il ministero degli Esteri di Pechino – è il solo legittimato a rappresentare la Cina”. È dal 1979 che tra i due paesi non ci sono rapporti diplomatici.
Il principio dell’unica Cina “è un fatto generalmente riconosciuto dalla comunità internazionale” e la raccomandazione all’amministrazione americana che sta per insediarsi è di trattare “adeguatamente e con cautela” la questione Taiwan per prevenire “scossoni inutili alle relazioni tra Cina e Usa”. Lo sottolinea – secondo la nota diffusa dal portavoce Geng Shuang – il ministero degli Esteri cinese nella protesta formale agli Stati Uniti dopo il contatto telefonico tra Trump e la presidente di Taiwan.
Il colloquio del presidente neoeletto aveva già costretto la Casa Bianca a ricordare che l’unico governo cinese che gli Stati Uniti riconoscono è quello di Pechino: “Rimaniamo fermi sulla nostra politica di ‘una sola Cina’”, ha detto in una nota il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Ned Price. Secondo la Cnn, la Casa Bianca sarebbe stata contattata da Pechino per avere spiegazioni.
The President of Taiwan CALLED ME today to wish me congratulations on winning the Presidency. Thank you!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 dicembre 2016
Lo staff di Trump ha spiegato che durante la telefonata la presidente di Taiwan si è congratulata con il magnate per la sua vittoria e entrambi hanno segnalato “gli stretti legami economici, politici e di sicurezza” fra i due Paesi. Trump ha voluto chiarire di avere ricevuto la telefonata di congratulazioni, e sul suo profilo Twitter ha aggiunto: “È interessante vedere come gli Stati Uniti possano vendere milioni di dollari di attrezzature militari a Taiwan, ma non dovrebbero accettare una chiamata di congratulazioni” riferendosi al contratto firmato dall’amministrazione Obama l’anno scorso, del valore di 1.830 milioni di dollari, per la consegna di due fregate, veicoli anfibi e missili: una vendita che fece infuriare Pechino.
Interesting how the U.S. sells Taiwan billions of dollars of military equipment but I should not accept a congratulatory call.
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 3 dicembre 2016
I primi a dare la notizia del colloquio telefonico tra Trump e il presidente taiwanese Tsai Ying-wen sono stati il Financial Times e il Taipei Times. I due leader – dopo le congratulazioni di rito al tycoon per la vittoria nella corsa alla Casa Bianca – avrebbero quindi espresso la volontà di riallacciare le relazioni tra Washington e Taipei. Con buona pace di Pechino che considera l’isola di Taiwan non uno stato indipendente ma una sua provincia.
È dal 1972 che gli Usa perseguono la politica chiamata ‘One China’, una sola Cina, da quando il presidente Richard Nixon visitò Pechino e avviò un percorso di disgelo tra le due super potenze. Nel 1978 il presidente Jimmy Carter riconobbe formalmente il governo di Pechino come l’unico per tutta la Cina, compresa Taiwan. Seguì la chiusura dell’ambasciata Usa a Taipei l’anno seguente. Ora dopo decenni di pratica diplomatica in cui presidenti americani non hanno mai avuto contatti con i leader di Taiwan la rottura di questo protocollo da parte di Trump. Con quella che può essere considerata la prima vera e propria mossa in politica estera del neo inquilino della Casa Bianca.