Siccome manco da un po’ dall’Internet che sono stata parecchio presa e siccome leggo che i toni di questa campagna referendaria, signora mia, che brutti, che degrado, che orrore, che mancanza di decoro, meno male che è finita, vorrei dare il mio piccolo, confortante, contributo al dibattito.
Raccontarvi qual è stata la mia esperienza. Non perché sia significativa la mia, eh, ma perché l’ho condivisa con migliaia di persone. Sono reduce da decine e decine di incontri e dibattiti (e pure scontri) organizzati dai collettivi universitari, dall’Anpi, dall’Arci, dalla Fiom e dalla Cgil, dai centri sociali, dagli ex presidenti della Corte Costituzionale. Organizzati da Sinistra Italiana, da Possibile di Civati, da Rifondazione Comunista, dal Partito Comunista (un incontro affollatissimo in periferia di Roma) e dal Partito Comunista Italiano (sì, pure quell’altro partito comunista è italiano, ma ai comunisti piace marciare divisi per marciare divisi). Organizzati in piazza, nei teatri, nei centri sociali, alla Corte dei Conti, nelle aule universitarie, all’Istat. Decine e decine di incontri in tutta italia al fianco di partigiani, professori, metalmeccanici, amministratori locali, studenti, pensionati, giornalisti, musicisti, partite Iva, femministe, militanti Lgbt, ecologisti, sindacalisti, cattolici, anticlericali, deputati del Movimento Cinquestelle, deputati dissidenti del Pd. Non ho mai incrociato non dico i leghisti o Casapound ma mai nemmeno boh, Gaetano Quagliariello. Ed è stato impegnativo, costruttivo, bellissimo. È stato riallacciare i rapporti, conoscersi, fare rete, darsi appuntamento per i referendum sul lavoro, cantare «Bella Ciao» con Cisco, Adelmo Cervi e Maurizio Landini, dormire sui divani dei compagni e delle staffette partigiane, fare tardissimo a parlare, svegliarsi prestissimo per saltare sui treni. Fare politica e farla con tutti quelli con i quali avresti sempre voluto. Per tutti quelli che ho incrociato, la campagna referendaria è stata questa cosa qui, e ci dispiace per quelli che l’hanno vista e fatta in tv e sui social network.
Ma forse, sommessamente, è proprio la vita che è più bello viverla che guardarla in tv e su Twitter. Non fosse altro, perché nella vita vera non capita quasi mai di incrociare Maurizio Gasparri.
Buon voto a tutti!