4. Il parlamento che ha votato la riforma è stato eletto con una legge parzialmente incostituzionale: la Corte costituzionale ha dichiarato la parziale illegittimità del ‘Porcellum’. La Corte non avrebbe potuto dichiarare l’incostituzionalità del Parlamento stesso, ovviamente, ma il segnale politico è stato dirompente e avrebbe suggerito un nuovo passaggio alle urne con una legge non incostituzionale.
5. Il testo costituzionale deve essere chiaro: la Costituzione è la casa di tutti, e per tutti deve essere comprensibile. La lettura della nuova formulazione dell’art. 70 non può suonare come uno sketch comico. Né sono degni del costituente errori marchiani del lessico costituzionale: si pensi al fatto che si potrebbe diventare senatori a 18 anni e deputati sempre a 25 (e addio etimologia!), o che l’art. 77 finisce per dire che un decreto legge non può convertire in legge un… altro decreto legge!
6. Il rafforzamento anomalo dell’esecutivo: “il parlamentarismo ha tempi lunghi”, si dice, ma questa campagna è servita almeno a sfatare questa leggenda nera. Ma non basta la velocità, si vuole che l’esecutivo non sia imbrigliato dai ‘lacci e lacciuoli’ di berlusconiana memoria, tradotto: dalla discussione parlamentare.
7. La riforma è cattiva anche senza l’Italicum: se il combinato disposto tra le due è mefitico, è vero che la riforma da sola non la si può salvare. Si dice, per indurre al Sì, che l’Italicum verrà modificato, ma intanto si tratta di un’intesa fra alcuni maggiorenti del Pd e un membro dell’opposizione interna. Chi lo modificherà? Con quali maggioranze? E come?