di Riccardo Pizzorno per SpazioEconomia.net
Una delle maggiori paure della società attuale è rappresentata dalle azioni terroristiche, specie quelle di tipo integralista islamico, aumentate negli ultimi anni. Mentre in passato le azioni terroristiche provenivano solo da piccoli gruppi estremisti operanti in maniera isolata, successivamente si sono create delle vere e proprie reti internazionali molto organizzate. Alle semplici azioni rivoluzionarie portate avanti dai gruppi, si sono aggiunte le azioni dei kamikaze che, imbottiti di esplosivo, realizzano stragi organizzate in tutto il mondo.
Gli attentati informatici, che colpiscono le reti telematiche mondiali, pongono anch’essi in ginocchio i sistemi di sicurezza. Essi mettono a repentaglio non solo la vita dei cittadini ma vanno a distruggere patrimoni e investimenti con il sabotaggio delle apparecchiature tecnologiche più importanti. Il terrorismo fa più paura della guerra tradizionale perché il nemico non è identificabile; si può trovare ovunque, nella folla, dietro a un pc e può colpire indiscriminatamente su tutti i fronti.
Così come l’attentatore guidato da un gruppo radicato nel territorio colpisce inaspettatamente, anche i sistemi di sicurezza sono sempre in azione per evitare che avvengano disastri immani. La tecnologia ha ora un ruolo fondamentale anche per il contrasto al terrorismo e per controllare in maniera efficiente il territorio. Strumenti di cartografia digitale sono impiegati dagli inquirenti per individuare gli abusi e localizzare i possibili nascondigli dei criminali.
Contro i numerosi atti di terrorismo che destabilizzano la nostra società, un’efficiente rete di Intelligence e un potenziamento delle risorse potrà garantire a tutti una maggiore tranquillità generale, sia dal punto di vista psicologico che organizzativo. Il cittadino vuole sentirsi più tranquillo e sa che i costi di tali servizi non sono mai alti di fronte alla sicurezza pubblica e individuale.
Tutto questo però comporta costi diretti per acquisti di materiale, stipendi, spese logistiche e indiretti, dovuti alla tensione creata tra la popolazione, che per questo taglia i viaggi, gli acquisti e la vita sociale. È noto che il terrorismo aumenta l’avversione al rischio, comprime i consumi, gli investimenti e incanala il risparmio verso attività a basso rendimento, riducendo di circa un terzo la crescita reale rispetto a quella potenziale e spiegando il rallentamento dell’economia europea dall’inizio del decennio in Europa, dopo l’11 settembre.
L’economia del terrorismo e dell’antiterrorismo esplora non solo le conseguenze ma anche, e soprattutto, serve a mettere in atto strategie per contenere e, se possibile, estirpare il fenomeno. In primo luogo, il contenimento del terrorismo è un “bene pubblico internazionale”, che non può essere fornito da uno solo Paese e di cui beneficia tutta la comunità mondiale; dopo la risoluzione Onu anche Siria e Libano hanno dato la loro disponibilità a operare di concerto con il resto del mondo per bloccare i soldi del terrore. In secondo luogo, ciò implica vigilare su conti sospetti di “cellule” terroristiche dovunque esse siano; questa attività ha ramificazioni per quanto riguarda la vigilanza bancaria.
Negli Stati Uniti sono state potenziate, negli ultimi due anni e mezzo, le funzioni e le risorse a disposizione del Tesoro; dobbiamo chiederci se anche le nostre attività di vigilanza siano attrezzate in caso di bisogno. Secondo il rapporto dell’Iep, l’Istituto per l’economia e la pace di Sydney, un team di esperti internazionali che elabora l’indice di terrorismo globale, le ricadute economiche mondiali del terrorismo valgono nel 2016 circa 90 miliardi di dollari (53 nel 2014, 33 nel 2013).
E’ questo il “costo globale del terrore”, calcolato includendo non solo i costi umani e di soccorso, ma anche quelli relativi alle infrastrutture distrutte e ai flussi di investimento in uscita dai Paesi colpiti. L’Italia investe molto sulla lotta al terrorismo e ogni anno vengono stanziati milioni per la prevenzione, i controlli, il monitoraggio continuo e benefici rivolti alle vittime.
In seguito agli attacchi terroristici degli ultimi tempi il Governo ha stanziato più fondi per la sicurezza destinandone buona parte all’Intelligence e alla Polizia per garantire il controllo antiterrorismo. La Legge di stabilità per il 2016 reca una serie di misure volte all’incremento delle risorse destinate alla difesa ed alla sicurezza nazionale, con 150 milioni destinati al potenziamento degli interventi e delle dotazioni strumentali in materia di protezione cibernetica e sicurezza informatica nazionali: 50 milioni rivolti al fondo per l’ammodernamento delle dotazioni strumentali e delle attrezzature in uso alle forze di Polizia e al Corpo nazionale dei vigili del fuoco presso il Mef; ulteriori 10 milioni di euro per il rinnovo e l’adeguamento della dotazione dei giubbotti antiproiettile della Polizia di Stato e 245 milioni di euro destinati al Fondo per interventi straordinari per la difesa e la sicurezza nazionale.