Il giudizio dei ministri delle Finanze dell'area euro ricalca quello della Commissione: il disavanzo strutturale è in aumento anziché diminuire come promesso la scorsa primavera. Ma, ha sottolineato il presidente Dijsselbloem, "vista la situazione politica è impossibile chiedere all'esecutivo di impegnarsi oggi". A Roma si profila l'ipotesi di un via libera al Senato con la fiducia e senza emendamenti
“Necessarie significative misure aggiuntive“. Mentre a Roma si profila l’ipotesi di un congelamento delle dimissioni di Matteo Renzi fino all’approvazione della legge di Bilancio al Senato, probabilmente con la fiducia, a Bruxelles l’Eurogruppo conferma il giudizio sulla manovra italiana espresso a metà novembre dalla Commissione. Il documento è “a rischio di non conformità” con il Patto di stabilità e crescita europeo, e “su questa base”, scrivono nello statement finale i ministri dell’area euro, “invitiamo l’Italia ad adottare le misure necessarie per garantire che il bilancio 2017 sia compatibile con le norme del braccio preventivo del Patto”. L’ammontare della correzione richiesta. come emerso già dall’analisi dell’esecutivo Ue, è di circa 5 miliardi, anche tenendo conto dei costi aggiuntivi connessi all’afflusso di migranti e ai terremoti. L’onere di trovare quei soldi ricadrà però sul prossimo governo.
Infatti, come ha precisato il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, “vista la situazione politica, è impossibile chiedere al governo italiano di impegnarsi oggi per queste misure aggiuntive”. “Mentre altri ministri nella stanza – ha spiegato l’olandese – si sono impegnati ad adottare misure, questo era impossibile da chiedere al nostro collega italiano”. Pier Carlo Padoan, del resto, era assente: alla luce della crisi seguita alla vittoria del No al referendum, il titolare di via XX Settembre si è fatto sostituire dal direttore generale del Tesoro Vincenzo La Via. “Aspetteremo gli sviluppi politici”, ha continuato Dijsselbloem. “Ho sentito Padoan questa mattina e abbiamo concordato che è difficile per il governo italiano impegnarsi ora a prendere misure aggiuntive. Per questo l’Eurogruppo invita l’Italia a intraprendere nel prossimo futuro i passi necessari per assicurare che il budget sia in linea con i requisiti del patto di Stabilità. Quanto tempo possiamo aspettare non posso deciderlo io: spetterà ora all’Italia, al presidente italiano, compiere i prossimi passi. Se dobbiamo aspettare un nuovo governo, Commissione ed Eurogruppo aspetteranno”.
In queste ore a Roma si sta profilando l’ipotesi di un’approvazione lampo della manovra a Palazzo Madama, che licenzierebbe il testo uscito dalla Camera senza modifiche entro venerdì. In quel caso non servirebbe un nuovo passaggio a Montecitorio. Salterebbero, però, tutte le modifiche rimaste in sospeso: dai fondi per curare i bambini di Taranto alla possibilità per gli incapienti di beneficiare degli incentivi per le ristrutturazioni energetiche e antisismiche.
Resta il fatto che il disavanzo strutturale è in aumento dello 0,5% anziché diminuire dello 0,6% come promesso la scorsa primavera per ottenere il via libera alla precedente legge di Stabilità. E “l’alto livello del debito italiano resta motivo di preoccupazione”. I ministri ricordano “l’impegno ad utilizzare guadagni inattesi e risparmi imprevisti nel 2017, e a rafforzare gli sforzi di privatizzazione per portare il debito su un percorso di discesa”. Poi l’Eurogruppo “prende nota del non rispetto ‘prima facie’ della regola del debito” e ricorda che la Commissione stenderà un nuovo rapporto ad hoc. L’Eurogruppo “monitorerà l’attuazione delle misure aggiuntive (chieste ad otto Paesi tra cui l’Italia) a marzo 2017“.
Quanto alla comunicazione della Commissione sulla necessità di politiche di bilancio più espansive (il contrario dell’austerity) nell’Eurozona nel suo complesso, l’Eurogruppo “prende nota” e “sottolinea oggi l’importanza di trovare un equilibrio appropriato tra il bisogno di assicurare la sostenibilità e la necessità di sostenere gli investimenti per rafforzare la ripresa fragile, contribuendo così a un mix di politica più equilibrato”. Evidente lo sforzo diplomatico di trovare un bilanciamento tra la posizione dei Paesi più propensi ad aumentare il deficit (anche per motivi elettorali) e le resistenze dei “falchi” contrari a qualsiasi allentamento del rigore nelle finanze pubbliche, a partire dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble.