L'ex sindaco di Oderzo, Bepi Covre, non è un personaggio qualsiasi, ma un militante da sempre che conquistò la poltrona di primo cittadino nell'ormai lontano 1993. La sua espulsione dovrà essere confermata dalla commissione federale
Lo spoglio delle schede del referendum costituzionale era appena cominciato, domenica sera, quando la Lega Nord di Treviso ha comunicato l’espulsione dell’ex sindaco di Oderzo, Bepi Covre. Non un personaggio qualsiasi, ma un leghista da sempre che conquistò la poltrona di primo cittadino per il Carroccio nell’ormai lontano 1993. Ama definirsi un “leghista eretico” e anche in questo caso ha dimostrato di uscire dagli schemi della disciplina di partito. Ha infatti fatto campagna referendaria per il Sì, in chiara controtendenza rispetto alle direttive del segretario Matteo Salvini.
La punizione si è materialzzata sul far della sera. Dimitri Coin, segretario provinciale del partito, ha convocato un paio di ore prima della chiusura dei seggi il direttivo provinciale. La discussione non è stata lunga, anche perché la decisione era nell’aria ed era maturata nelle scorse settimane. Con queste parole Coin ha annunciato il provvedimento, quando le urne erano state aperte da pochi minuti, quasi a voler allontanare il sospetto che l’espulsione fosse frutto anche della valanga di “no” contro la riforma Renzi. ”Abbiamo deciso di votare la richiesta di espulsione per Covre, ci abbiamo pensato per tutta la campagna referendaria…”. La motivazione? “Ha usato in interviste e incontri pubblici il simbolo della Lega sposando la linea del Sì. Non è più solo eretico rispetto al movimento, ma in questo periodo, in modo esplicito e autonomo, si è messo al di fuori della linea del partito. Se si fa parte di una squadra, si fa gioco di squadra, se non si è d’accordo si indossa la maglia degli avversari o si resta sugli spalti”. Una linea molto dura… “Da una figura come Covre ci aspettavamo una posizione radicalmente opposta, la riforma toglie deleghe alla Regione Veneto e sbarra la strada al referendum sull’autonomia. Buon che non abbia spostato voti, tutti hanno compreso l’assurdità delle sue ultime teorie”. Ancora più duro Toni Da Re, segretario regionale: “Quanto Covre ha detto e fatto nelle ultime settimane non consente appello”.
Il riferimento del “capo d’accusa” è a numerose interviste e a un incontro avvenuto a Fontanelle in cui Covre avrebbe esibito il suo nome con il logo della Lega. Ora sarà la commissione federale, nella sede di via Bellerio a Milano, a doversi pronunciare, visto che l’ex sindaco è un militante da più di 15 anni. Covre ha reagito con stupore. “Non ne sapevo nulla, mi dispiace tantissimo, amo il meraviglioso popolo della Lega. Sanno che sono fatto così. Bossi mi ha sempre tollerato quando non lo seguivo sul secessionismo. Non ero contro il partito, il mio spirito era costruttivo per cambiare l’Italia.. E sul referendum ho sempre parlato a titolo personale”.