Il tentativo di legare la crisi bancaria alle sorti del referendum e il ricatto nei confronti degli elettori non ha funzionato. Lo si vede bene a Siena, dove il Sì ha vinto con il 55,43%: nessun plebiscito nel vano tentativo di salvare il Monte dei Paschi e un dato sostanzialmente in linea con quello regionale (la Toscana è una delle sole tre Regioni in cui si è affermato il “Sì”). Ma lo si vede anche e soprattutto dalla Borsa che dopo un’apertura in deciso calo, ha virato in positivo, mentre lo spread con il Bund tedesco è rimasto ben al di sotto della soglia di guardia ed è anzi calato intorno a quota 168. Sui mercati la volatilità è piuttosto elevata, ma anche questo non è un esito legato alla vittoria del “No”: come hanno spiegato gli analisti di Citi, l’aumento della volatilità nel breve periodo era atteso a prescindere dalla bocciatura della riforma costituzionale del governo Renzi. E ora il saliscendi degli indici seguirà passo passo l’evoluzione della crisi politica dei prossimi giorni.
Però gli occhi saranno tutti puntati su Siena più che su Roma. E’ possibile che le banche utilizzino la scusa del referendum per sfilarsi dall’operazione di salvataggio? Lo si capirà molto presto, forse oggi stesso. Se così fosse dovrà intervenire il governo. E la crisi di Siena, la sua poco accorta gestione, è l’eredità avvelenata che lascia Renzi al suo successore.
Che l’operato del governo in materia di crisi bancarie abbia avuto un peso minimo sul voto, del resto, lo si vede abbastanza chiaramente nelle città colpite dal decreto “Salvabanche” del novembre 2015, quello che azzerò i risparmi degli azionisti e degli obbligazionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti. Basta guardare alle Regioni “rosse”: in provincia di Arezzo il “Sì” si è affermato con il 54%, ad Arezzo città – fulcro dell’economia provinciale con l’industria dell’oro – la percentuale scende al 50,79%. In provincia di Ferrara si è invece affermato il “No” con il 53,54%, così come a Ferrara città dove però la percentuale scende al 50,6%. E che dire di Jesi, “capitale” di Banca delle Marche? Anche qui il “No” ha vinto, seppur di poco (50,42%). Sono città in cui è andato a votare più del 75% degli elettori. A Chieti la vittoria del “No” è stata ancor più netta, con il 67,58% dei suffragi, un dato di gran lunga superiore a quello provinciale (64,4%) e a quello regionale (64,39%).