Il capolavoro di Matteo Renzi è fatto. Il boy-scout di Rignano sull’Arno nella vita ha sempre avuto fretta. Ha voluto da sempre essere il primo della classe, quello che alza la mano quando il compagno di banco non ha ancora capito la domanda del professore.
Per poi sbagliare mandando tutto all’aria. Lo ha fatto con il Referendum ma anche con la “Buona Scuola”: ha voluto a tutti i costi una riforma in 300 giorni, in fretta e furia, con una consultazione online limitata al coinvolgimento di 207 mila partecipanti (gli insegnanti sono oltre 700 mila).
Ha costretto il ministro Stefania Giannini e il suo staff (un gruppo di giovani forse fin troppo preparati per un’Italia così arretrata) a lavorare senza tregua pur di portare a casa il risultato di una riforma che doveva servire soprattutto a lui per incassare i voti degli insegnanti.

Come tutti i “secchioni” della classe o almeno quelli che credono di esserlo non ha avuto paura di andare davanti alla lavagna a dar lui lezioni ai maestri e ai professori, sbagliando tutta la linea comunicativa sulla riforma: “Non proponiamo una riforma ma alcuni punti. 1) Alternanza scuola – lavoro; 2) Una cultura più umanista 3) Più soldi agli insegnanti… continuità… basta con la supplentite!”.
Ve lo ricordate?
Salvo poi trovarci un governo che ha proposto ai ragazzi di andare a vedere come si lavora da McDonald’s dove si ritrovano i giovani laureati disoccupati che piuttosto di stare a casa vanno a friggere patatine. E ancora 500 euro resi impossibili da spendere da un sistema elettronico dove fino a qualche giorno fa alcuni dei più grandi musei italiani non erano nemmeno a conoscenza della piattaforma.
Ma l’importante per il “capo” in questi mesi erano i voti. Non li ha avuti.

In compenso lascia una riforma a metà.
Alcune delle questioni più importanti (il sistema di istruzione 0-6; l’inclusione dei disabili, in primis) erano state lasciate fuori dalla 107 per mancanza di tempo.
Erano tutte finite nei decreti delegati da approvare entro il prossimo 16 gennaio: da notare che la Legge non dice “al diciottesimo mese dalla data di entrata in vigore della 107” ma “entro il diciottesimo mese”.

Stiamo parlando di punti importanti come la formazione iniziale e l’immissione in ruolo dei docenti; la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità; la revisione dei percorsi dell’istruzione professionale; l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni: la promozione e diffusione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e della produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici e l’adeguamento della normativa in materia di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti, nonché degli esami di Stato.

Di alcuni di questi decreti si era già parlato a partire dal cambio della valutazione da numeri in lettere; dall’eliminazione delle bocciature alla primaria; dall’addio all’Invalsi in terza media.
Che ne sarà di tutto ciò? Che fine faranno questi decreti?
Forse non sarebbe valsa la pena fare una riforma con più calma ma includendo questi importanti punti?
Ma Renzi aveva fretta.

Dall’altro canto per capire com’è l’uomo bisogna andare a riascoltarsi il giovane Renzi da Mike Bongiorno: “Vorrei dare la soluzione!”.
E Mike sicuro del suo interlocutore: “L’Antartide”.
Pronta la risposta del toscano: “Montagne di ghiaccio e un mare di navi”.
“Un mare di navi…ahaha…ma cosa c’entra? Buuu un campione come lui. Ma che combini Matteo?”.

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