Trenta minuti di colloquio e nessun commento. Il primo giorno di consultazioni al Quirinale si è chiuso con le sfilate in silenzio di Pietro Grasso, Laura Boldrini e Giorgio Napolitano. I tre hanno visto Sergio Mattarella e dato la loro opinione sul futuro del governo, ma la vera sfida è dentro il Partito democratico: da una parte c’è il dimissionario Matteo Renzi, sempre più solo con la richiesta di andare alle urne in primavera, e dall’altra l’area vicina a Dario Franceschini che chiede di continuare la legislatura fino al 2018. In Parlamento c’è una maggioranza dem eletta quando il leader era Pierluigi Bersani e che ora, mentre il partito è a brandelli, potrebbe voltare le spalle di nuovo al segretario. La domanda è se peserà di più la pensione da maturare a settembre prossimo o la paura di non essere ricandidati. In questo scenario di faida interna dovrà muoversi il Capo dello Stato, lo stesso che ha definito “inconcepibile il ritorno alle urne senza una legge elettorale omogenea per Camera e Senato”, lo stesso che vorrebbe dare all’Italia un nuovo esecutivo entro il Consiglio europeo del 15 dicembre prossimo. Con questo piano e con questo obiettivo oltre al presidente del consiglio, gli unici nomi accreditati per affrontare la platea dei 27 a Bruxelles sarebbero Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni.”Ora è il tempo della pazienza e della tenacia”, è il messaggio che ha lasciato Mattarella ai fedelissimi secondo l’agenzia Ansa. Le consultazioni continueranno nelle prossime ore con gli esponenti dei vari partiti, ultima la delegazione del Pd.
Le ipotesi in campo sono tante. C’è quella morta in partenza di un Renzi-bis: il premier dimissionario non ne vuole sapere e lo ha ribadito anche ieri durante il colloquio per ufficializzare le sue dimissioni. Lui avrebbe chiesto un governo di “responsabilità nazionale” con tutti i partiti dentro per poter fare la riforma della legge elettorale e poi andare a elezioni: una strada che difficilmente potrà essere realizzata. In questo caos si inserisce l’idea dei franceschiniani: andare fino al 2018 con la maggioranza che c’è in Parlamento, quella stessa che sosteneva Renzi fino a ieri, e fare con calma una nuova legge elettorale. Per il segretario in carica significa un lento logoramento dei suoi agli occhi del Paese. Ma se fino a ieri poteva fare il padrone incontrastato del partito, ora all’improvviso dopo la sconfitta al referendum gli equilibri sono stati stravolti: di renziani tra Camera e Senato ce ne sono poco più di 50 (secondo il calcolo dell’Huffington post sono rispettivamente 34+16), mentre Franceschini può disporre del sostegno di una novantina di eletti e soprattutto dei due capigruppo (Rosato e Zanda). Ci sono poi i Giovani turchi del presidente Matteo Orfini (poco più di 50): ora sono a fianco di Renzi, ma non è detto che ci saranno fino alla fine della traversata delle consultazioni. Senza dimenticare l’ex bersaniano Maurizio Martina, da poco renziano, a cui fanno riferimento circa in 50. Il problema vero è che tutti vanno in ordine sparso cercando di fiutare il vento: perché se l’obiettivo è maturare la pensione a settembre 2017 (specie per quei 209 dem di prima legislatura), dall’altra il vero pensiero è quello della rielezione. Davvero hanno il coraggio di mollare Renzi in questo momento senza calcolare l’ipotesi che poi lui sia di nuovo candidato al prossimo giro delle politiche? Resta il fatto che con la nuova legge elettorale molto probabilmente ci saranno le preferenze e questo comporterà, volenti o nolenti, la necessità di raccogliere i consensi sul territorio.
Per ora la lotta tra le varie anime del partito è stata sui giornali, anche perché in direzione Pd non c’è stato dibattito. “Governo di tutti o elezioni dopo il 24 gennaio”, è il bivio indicato da Renzi nel suo discorso. Una linea discussa e decisa dall’ormai ex presidente del Consiglio soprattutto con i suoi fedelissimi, senza coinvolgere chi comunque lo ha sostenuto in parlamento. Una visione osteggiata però da molti dentro il partito: “La maggioranza va ricercata con l’obiettivo di proseguire fino alla naturale conclusione della legislatura” ha confermato al Corriere della Sera Luigi Zanda, che in linea con la posizione di Franceschini concorda con Mattarella sul fatto che sia inconcepibile votare subito. E così ha aggiunto: “Il Senato ha votato la fiducia al governo con un’ampia maggioranza” e questa è la conferma che “le dimissioni di Renzi sono una conseguenza del referendum, non della mancanza di maggioranza”. Zanda racconta che non è stato difficile convincere il segretario ad aprire alla strada di un governo di responsabilità: “Non c’è stato bisogno di un grande lavoro di convincimento”. Sulla scia si è espresso quasi in tono provocatorio Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, che lo ha definito “il governo meno peggio”: “Facciamo arrabbiare Renzi: è meno peggio, senza il nostro appoggio, il governo Franceschini”, ha detto intervistato da “Un giorno da pecora” su Radio1.
Oggi per Renzi è stata la giornata del ritiro. A casa sua a Pontassieve, prima al compleanno della nonna e poi a giocare con i figli alla playstation. Il trasloco da Palazzo Chigi è quasi finito e nel caos degli ultimi giorni cerca di studiare un piano per far sopravvivere e rilanciare la sua carriera. Intanto gli altri partiti politici continuano a ribadire che vogliono il voto anticipato. Grillo preoccupato che i suoi si sfaldino prima del tempo ha ribadito sul blog che non ci sono “correnti dentro il Movimento”, il che è già un primo segnale che qualcosa di troppo si muove. Sullo sfondo la Lega Nord continua a martellare: “Solo una strada”, ha detto Matteo Salvini su Facebook lanciando l’allarme su presunte invasioni di migranti dopo il referendum. C’è poi chi rilancia il “lodo Foglio”, ovvero la proposta avanzata sul giornale di andare al voto con il consultellum per Camera e Senato. Infine Forza Italia: ufficialmente la linea del Cavaliere non cambia. Una maggioranza c’è già in Parlamento – è il ragionamento – sta a loro esprimere un presidente del Consiglio. Berlusconi e i suoi non sono disponibili a dare sostegno a nessun governo ma a discutere sulle modifiche della legge elettorale assolutamente sì. Come spesso accade però, il Cavaliere si tiene aperte diverse opzioni e la suggestione di poter tornare protagonista al governo è un opzione che in assoluto non si può ancora scartare. Insomma chi più ne ha più ne metta in una corsa contro il tempo che rischia di essere ancora più difficile del previsto.
CRONACA ORA PER ORA
19.30 – Napolitano lascia il Quirinale
Anche il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha lasciato il Quirinale senza rilasciare dichiarazioni, al termine di mezz’ora di colloquio con il Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Si è così conclusa la prima giornata di consultazioni, che riprenderanno domani mattina alle 10 con il Gruppo Misto del Senato, per proseguire, con una lunga serie di forze politiche minori, per tutta la giornata, fino alle 18,30, quando sarà la volta dei Conservatori e riformisti di Raffaele Fitto.
19 – Boldrini lascia il Colle
Meno di mezz’ora di colloquio tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la presidente della Camera, Laura Boldrini, il secondo nell’ambito delle consultazioni dopo l’inizio della crisi di governo. Anche la terza carica dello Stato non ha rilasciato dichiarazioni. Ora il Capo dello Stato vedrà il suo predecessore, Giorgio Napolitano.
18.33 – Grasso lascia il Quirinale dopo il colloquio con Mattarella
E’ durato come previsto trenta minuti l’incontro al Quirinale tra il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e quello del Senato, Pietro Grasso, che ha aperto le consultazioni dopo l’inizio della crisi di governo. Nessuna dichiarazione da parte della seconda carica dello Stato al termine del colloquio.
18 – Al via colloqui con Mattarella
Al via al Quirinale le consultazioni del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo le dimissioni del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Primo colloquio con il presidente del Senato, Pietro Grasso. Seguiranno quelli con la presidente della Camera, Laura Boldrini, e con il Presidente emerito della Repubblica, Gorgio Napolitano.
16.47 – Serracchiani: “Ma per Grillo l’Italicum non era da buttare?”
“L’Italicum era da buttare fino a ieri e ora va bene per votare subito: ecco all’opera la coerenza di Grillo”. Lo afferma la vicesegretaria del Pd Debora Serracchiani, commentando le parole del leader M5S, secondo cui bisogna andare al voto perché “la legge elettorale c’è già.
16.47 – Giorgetti: “No a tavoli su legge elettorale, subito voto”
“Alla Lega non interessano tavoli di discussione su leggi elettorali, diciamo no a qualsiasi espediente che ha il solo obiettivo di far perdere tempo e aiutare l’inciucio. La posizione della Lega è una sola e chiarissima: elezioni il prima possibile senza se e senza ma. Chi afferma cose differenti lo fa a titolo personale e crea solo confusione”. Così Giancarlo Giorgetti, vice segretario della Lega Nord.
16.18 – Speranza: “Pd con Ncd ha la maggioranza”
“Il Pd ha insieme a Ncd e altri gruppi i numeri per governare. A un certo punto tornerà al Pd la palla e noi dovremo assumerci la responsabilità che deriva dai numeri parlamentari che abbiamo. Non possiamo guardare altrove: dobbiamo fare la legge elettorale e intanto anche qualche provvedimento che dimostri che abbiamo capito la lezione”. Lo dice Roberto Speranza, che guida l’area di minoranza Pd Sinistra riformista, a Tagadà, su La7.
16.05 – Cuperlo: “Governo di scopo per legge elettorale”
“Il risultato di domenica è stato enorme per dimensioni e conseguenze. È caduto il Governo e oggi pomeriggio il Capo dello Stato avvierà le consultazioni per capire cosa accadrà nei prossimi mesi. Penso che la legislatura di fatto si sia compiuta, ma che serva un Governo di scopo per restituire al Parlamento la decisione sulla nuova legge elettorale. Su tutto il resto (la valanga scesa a valle, la frattura sociale e la fine di una stagione politica) credo serva un congresso al più presto, dove la Sinistra ritrovi voce, valori, proposte”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook Gianni Cuperlo, deputato che guida l’area di minoranza Pd Sinistra Dem.
14.25 – Romani: “Nessun inciucio con chi ha perso: al voto”
“Sia chiaro una volta per tutte. Nessun inciucio con chi ha perso il referendum. Nuova legge elettorale e poi al voto! Forza Italia!”. Lo scrive su Twitter il capogruppo di Forza Italia al Senato Paolo Romani.
13.49 – Delegazione M5s al Quirinale solo con i capigruppo
Alle consultazioni al Quirinale, sabato pomeriggio, per il Movimento 5 Stelle andranno i capigruppo di Camera e Senato, Giulia Grillo e Luigi Gaetti. E’ quanto si apprende da fonti parlamentari del Movimento. All’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quindi, oltre a Beppe Grillo non ci sarà alcun membro dell’ex Direttorio. Diversa, invece, fu la composizione dei Cinque Stelle alle consultazioni del marzo 2013 con l’allora capo dello Stato Giorgio Napolitano: al Colle salirono infatti i due capigruppo di allora – Vito Crimi e Roberta Lombardi – e Beppe Grillo.
13.43 – Renzi ai giornalisti: “Andate a casa, oggi faccio l’autista”
È andato a riprendere in auto il figlio maggiore e, dopo essere rientrato a casa, Matteo Renzi è nuovamente uscito, poco dopo le 13, al volante dell’auto di famiglia con la moglie e, probabilmente, i figli. A cronisti e fotografi che lo attendevano sulla strada Renzi si è rivolto così: “Andate a casa, oggi faccio l’autista….”.
13.41 – Delegazione Pd con Guerini, Orfini e i capigruppo
Per il Pd ad andare al Colle per le consultazioni saranno il vicesegretario Lorenzo Guerini, dal presidente Matteo Orfini e dai capigruppo di Camera e Senato Ettore Rosato e Luigi Zanda.
13.37 – D’Anna: “Ala ha terminato il suo ruolo, è finita”
“Noi di Ala abbiamo terminato il nostro ruolo. E’ finita. Ma una soluzione dietro l’angolo c’è: chiedere a Renzi di fondare il Partito della nazione”. Lo dice, in un intervista rilasciata al quotidiano campano Cronache di Napoli, il senatore di Ala Vincenzo D’Anna. “Le dimissioni di Renzi segnano non la fine di un governo ma la fine di un’epoca. E qui si aprono nuovi scenari. C’è un 59% che non ha voluto Renzi, ma è un 59% fatto da tante componenti. Dall’altro lato c’è un 41% che invece crede solo in lui. Certo, tutto dipende dalle decisioni degli uomini. Di Mattarella, innanzitutto. E di Renzi, che ha due possibilità: prendere la via di casa o andare dritto, pur col rischio di schiantarsi. Mi permetto solo di ricordare, però, che senza potere parlamentare Renzi muore”, spiega D’Anna che osserva: “Ala, come Ncd, nacque perché, diversamente da Forza Italia da cui si staccò, voleva dare il suo contributo alle riforme del governo Renzi. Ora il governo Renzi non c’è più quindi, chiusa questa esperienza, deve meditare un riposizionamento”.
13.07 – Giacomelli: “D’accordo con Renzi, al voto il prima possibile”
“Sono d’accordo con Renzi, bisogna andare al voto prima possibile. C’è un problema di incertezza e incoerenza sulla legge elettorale tra Camera e Senato, come giustamente avverte il presidente Mattarella, e quindi bisogna intervenire provando a portare subito la riforma in Parlamento, senza aspettare la Consulta. Ma l’obiettivo deve essere il voto prima possibile”. Questo il pensiero del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, intervistato questa mattina a “Radio anch’io” su Radiouno. Giacomelli è un cosiddetto “franceschiniano”.
12.29 – Blog Grillo: “Al voto! La legge elettorale c’è”
“Al voto! E senza scuse, la legge elettorale c’è già. E se i parlamentari non maturano la loro pensione d’oro chi se ne frega!”. E’ quanto sottolinea il M5S in un post sul blog di Grillo dal titolo “Io voglio votare: No a un governo lacrime e sangue”. Per i 5 Stelle “ci aspetta un anno durissimo, che deriva dalla totale irresponsabilità del governo. L’unica soluzione per evitare un nuovo governo al guinzaglio di Bruxelles è il voto popolare, il più presto possibile”. E il movimento torna a candidarsi per la guida del Paese: “A questa nuova ondata di austerità c’ una sola alternativa, un governo politico a guida M5S”.
12.27 – Boldrini: “Elezioni? Non sta a me dirlo”
“Elezioni? Non sta a me dirlo in questo momento. So soltanto che c’è stato un referendum che ha visto un’ampia partecipazione e questo è un dato positivo”: lo ha detto a Parigi, a margine di un incontro internazionale organizzato dall’Assemblea nazionale francese, la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. La Boldrini, che alle 18 – dopo il presidente del Senato Pietro Grasso – sarà ricevuta al Quirinale dal presidente Sergio Mattarella, ha aggiunto che “sarebbe inopportuno oltreché scorretto, che anticipassi le mie valutazioni, prima ne parlerò con il capo dello stato, poi ci sarà modo per esprimerle”.
12.07 – Berlusconi con Fi al Quirinale
Silvio Berlusconi e la delegazione di Forza Italia salirà al Quirinale per le consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella alle 16 di sabato pomeriggio. E’ quanto si legge sul calendario pubblicato sul sito internet del Colle. Inizialmente la delegazione azzurra era in programma sabato alle ore 12. Dopo Forza Italia ad incontrare alle 17 il Capo dello Stato sarà la delegazione del Movimento Cinque Stelle mentre alle 18 Mattarella incontrerà la rappresentanza del Partito Democratico.
11.57 – Il Foglio: “Al voto con il Consultellum”
“C’è un modo di andare a votare subito senza aspettare la formazione di un governetto o di un Renzi bis senza dover aspettare i tempi dettati dalla Corte costituzionale, che solo il 24 gennaio spiegherà come dovrà essere cambiata l’attuale legge in vigore alla Camera? Sì, utilizzando subito una legge elettorale sulla quale la Corte costituzionale ha già messo il suo bollino il 13 gennaio del 2014. E’ il famoso Consultellum, il sistema elettorale ultra proporzionale che ha sostituito sia alla Camera sia al Senato la legge Calderoli”. Lo scrive il direttore del Foglio Claudio Cerasa in un editoriale suo giornale ribattezzando la proposta ‘lodo Foglio’.
11.54 – Salvini: “Renzi e Alfano a casa anche per migranti”
“Il governo vuole imporre con la forza l’accoglienza di migliaia di immigrati anche ai 5.400 Comuni che fino ad oggi hanno detto no. E vuole regalare ai “sindaci buonisti” 500 euro per ogni immigrato ospitato. Ma quale governo? A casa Renzi e Alfano, e a casa anche i 174.000 sbarcati quest’anno! Solo una strada: voto subito” Così su Facebook il segretario della Lega Nord Matteo Salvini.
10.12 – Di Battista: “No a discussioni di mesi su legge elettorale”
Si sente pronto a governare? “Saranno i cittadini a deciderlo. Noi siamo pronti a candidarci e con maggiore determinazione rispetto al 2013”. Così, in una intervista a La Repubblica, Alessandro Di Battista (M5s). Ora “non vogliamo discutere mesi e mesi con i partiti sulla legge elettorale. Vogliamo una versione di questa legge approvata dalla Corte costituzionale, che auspichiamo arrivi in gennaio” ha spiegato Di Battista.
9.48 – Vendola: “Alleanza con il Pd dopo rottura con renzismo”
“Senza una rottura col renzismo è difficile immaginare un’alleanza con il Pd. Oggi è stata sconfitta l’idea che l’unica cosa che conta nella politica sia governare. Vale la pena di ricordare che il Partito comunista italiano è riuscito a segnare la storia di questo Paese senza andare mai al governo. Rimanendo all’opposizione”. Così, in una intervista a Repubblica, Nichi Vendola.
8.30 – Zanda: “Renzi bis o un governo che arrivi al 2018”
Un governo Renzi bis che traghetti l’Italia fino al 2018. E’ questo l’auspicio che Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato, esprime in un’intervista al Corriere della Sera. Per Renzi “è un momento di tensione,comprensibilissima”, dice Zanda che caldeggia l’ipotesi di un governo di responsabilità nazionale per uscire dalla crisi istituzionale.
8.18 – Toti: “Legge elettorale, poi voto”
Il governatore della Liguria Giovanni Toti, i un’intervista al Corriere della Sera, spiega che non intende appoggiare un nuovo governo, ma si impegna per una legge elettorale condivisa e che consenta ai partiti e alle coalizioni di organizzarsi per dare “governabilità al Paese”. Toti non vede margini per un ingresso in un governo di scopo.