Forse non tutti sanno che Camera dei Deputati e Senato hanno avuto un sistema elettorale differente non dal 4 dicembre 2016, ma dal 1947. La Costituzione originale, infatti, non solo prevedeva due meccanismi elettorali differenti per le due Camere, con il Senato “eletto a base regionale” e la Camera no, con elettorati attivi e passivi diversi, ma addirittura una durata legislativa diversa: 5 anni per la Camera, 6 per il Senato. Alle elezioni del 1953, per altro, quella differenza di legge elettorale fu assai accentuata, dal momento che per la Camera il Parlamento approvò la legge maggioritaria di De Gasperi e Scelba (nota anche come “legge truffa” da parte dell’opposizione comunista) che però non toccava minimamente il meccanismo elettorale del Senato.
Questo per dire che avere due leggi elettorali differenti per le due Camere del nostro Parlamento è stato qualcosa di prima fortemente voluto e poi grandemente accentuato da parte dei padri della patria, da De Gasperi in giù. Un branco di cretini irresponsabili? Io non credo.
Ora che 6 italiani su 10 hanno stabilito di preferire – unici in Europa – un sistema bicamerale perfetto in cui “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere” – come dice il celebratissimo, cortissimo e chiarissimo articolo 70 della Costituzione vigente, che consente in modo matematico di almeno raddoppiare i tempi di discussione legislativa, e potenzialmente di farli allungare all’infinito grazie al sistema della “navetta parlamentare” – non resta che pedalare.
Dice: ma così alla Camera, con l’Italicum, si potrebbe avere una maggioranza diversa rispetto al Senato, eletto con Consultellum. Certo. Dice: ma per altro l’Italicum è sub judice da parte della Corte Costituzionale e potrebbe essere cambiato a fine gennaio. Tutto vero, dunque non c’è che da attendere la sentenza della Corte, ma poi, considerato che il voto referendario è stato soprattutto un voto politico contro il governo e il Parlamento (cosa di cui siamo oggi tutti certi, visto che il Sì ha vinto nei 100 Comuni con minore disoccupazione e il No ha stravinto nei 100 Comuni con maggiore disoccupazione), e considerato che i vincitori maggiori (M5S, Lega Nord, Forza Italia, Fratelli d’Italia) sono tutti lì a strepitare per andare al voto subito, non resta che andare al voto subito.
Trovo assai balzano che il partito di maggioranza alla Camera, il PD, che ha perso brutalmente il referendum, dovrebbe sobbarcarsi il peso di rendere le leggi elettorali più omogenee, nel momento in cui tutti gli altri reclamano l’opposto. Su quale base, di grazia? Storica, no di certo.
Se poi, in un raro momento di resipiscenza delle forze del No, si volesse invece intervenire ora per rendere le leggi elettorali delle due Camere meno lontane, faccio modestamente notare, associandomi ad Antonello Caporale, che un testo di legge pronto all’uso per la Camera dei Deputati esiste già. Si chiama Mattarellum e gode di alcuni vantaggi: è certamente costituzionale; è un usato sicuro che ha dato maggioranze di diverso colore in diverse legislature; è stato scritto dall’attuale Presidente della Repubblica.
Come tutti i sistemi elettorali, non è perfetto: ha le liste bloccate nel 25% di proporzionale; è un sistema misto che può mettere insieme il peggio del maggioritario (la poca rappresentatività) e del proporzionale (la poca stabilità) e per questo all’epoca – era il 1993 – qualcuno parlò di “legge Minotauro”. Ma visti i tempi, direi di volare basso e accontentarsi.